Gli ultras del Beitar si sono macchiati di una vile e deprecabile aggressione ai danni di una ragazza disabile durante il match contro Hapoel.
Gli ultras sono il male del calcio e non è purtroppo una novità. Da decenni ormai dei fanatici travestiti da tifosi di questa o di quella squadra si macchiano di reati e gesti deprecabili, diffondendo e confermando di volta in volta l’idea che uno sport di sani principi come è il calcio sia in realtà una disciplina per gente gretta, meschina ed ignorante.
La verità è che questa gente trova sfogo alle proprie frustrazioni sugli spalti di uno stadio, un luogo in cui può incontrare gente della stessa risma e dove quella voglia di violenza viene non solo appoggiata ma glorificata. All’interno dei gruppi ultras c’è la peggiore rappresentazione della razza umana, ci sono razzisti, sessisti, fascisti e veri e propri criminali.
Da anni si parla di arginare questo fenomeno, di escludere queste persone dagli eventi sportivi, ma per qualche motivo questa gentaglia è quella che sugli spalti non manca mai, quella che purtroppo (per chi ama davvero il calcio) viene identificata come il tifoso. L’ultimo deprecabile gesto di un gruppo ultras si è consumato a Gerusalemme, durante il match tra il Beitar Gerusalemme e l’Hapoel Tel Aviv.
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Già famigerato per l’atteggiamento violento, il gruppo ultras ‘La familia” del Beitar Gerusalemme durante l’ultimo match casalingo si è scagliato contro i supporter della loro squadra. A scatenare la violenta aggressione ai danni di persone che fanno parte della tifoseria casalinga è stato il supporto che questi hanno concesso al calciatore Youssouf Kamso Mara, guineano e di cultura musulmana.
Secondo gli ultras, infatti, il calciatore per via delle proprie origini non meriterebbe di stare nella formazione ed il fatto che qualcuno possa pensarla diversamente non è accettato. Così quando hanno sentito i cori a supporto di Kamso Mara, gli ultras hanno caricato i tifosi della propria squadra, aggredendo persino una ragazza disabile.
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In seguito alla denuncia presentata alla polizia dagli aggrediti e all’ovvia condanna da parte dei media, il gruppo ultras non ha chiesto scusa, ma ha anche preteso di giustificare quel comportamento scrivendo: “Nei nostri spalti non c’è posto per donne ed invalidi”.
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