E’ risaputo che i pranzi a Buckingham Palace sono un momento molto serio e importante, soprattutto se la Regina ha degli ospiti.
I pranzi (e le cene) in compagnia della monarca seguono un codice di comportamento ben preciso: ad esempio, se la Regina finisce di mangiare prima che gli ospiti abbiano finito il loro pasto… beh, in tal caso l’ospite si vede portar via il piatto, non importa quanto sia buona la pietanza.
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Ma può succedere anche qualche inconveniente e se si tratta di Sua Maestà un po’ di timore su quanto possa capitare in seguito c’è sempre.
Un libro scritto da Charles Oliver, ex servitore della Regina Elisabetta, racconta proprio alcuni aneddoti legati alla Regina e ai suoi pasti in compagnia.
Il libro si intitola ‘Dinner at Buckingham Palace‘ (‘Cene a Buckingham Palace’) e mette in evidenza alcuni racconti sconosciuti ai più e soprattutto succulenti per i media interessati alle vicende reali.
Ad esempio Oliver racconta che in un’occasione la Regina trovò una lumaca morta all’interno della sua insalata. In quell’occasione il servitore scoprì il motivo dei quaderni che Elisabetta e Filippo tenevano al loro fianco durante i pasti: quei quei quaderni servivano proprio al fine di mandare dei messaggi agli chef sulla cena o sul pranzo.
Uno di questi quaderni è stato utile proprio quando la Regina si è trovata nel piatto una lumaca morta.
E quando la reazione avrebbe potuto essere di rabbia, la sovrana ha deciso di optare per un sarcasmo tagliente che sicuramente avrà spaventato lo chef non meno di una eventuale reazione rabbiosa.
Trova una lumaca morta nel piatto: la reazione sarcastica della Regina
Il biglietto accanto al corpo della lumaca recitava: “Ho trovato questo nell’insalata – potresti mangiarlo tu?“.
Possiamo immaginare quanto accaduto in seguito: sicuramente lo chef, se non è svenuto, come minimo è diventato bianco come un cencio – non tanto per il cadavere della lumaca quanto per la richiesta (sarcastica) della Regina.
Il quaderno che la Regina tiene con sé inoltre serve per indicare alla cucina le “simpatie” e le “antipatie” culinarie dei suoi ospiti, di modo che se l’ospite ritornerà in un’altra occasione lo chef ne tenga conto.