Mentre nel nostro Paese imperversa la questione relativa al Green Pass, che dal 15 ottobre è diventato obbligatorio anche per il lavoro, microbiologi, infettivologi e virologi, guardano già all’inverno.
Infatti, secondo alcuni esperti, potrebbe arrivare un nuovo aumento dei contagi.
Ma a cosa sarebbe dovuto questo aumento?
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A parlarne è stato il microbiologo Andrea Crisanti che, in un’intervista concessa a ‘La Stampa’, sottolinea come tra novembre e febbraio potrebbero esserci dei problemi circa il livello di contagi. Questo perché “il picco della campagna vaccinale è stato tra aprile e luglio“.
Davanti a questa ipotesi Crisanti spinge per la terza dose.
Infatti, secondo il microbiologo, la terza dose rappresenterebbe il completamento del ciclo vaccinale, che potrebbe durare anche anni, considerando l’esperienza con altri vaccini.
Mentre per quanto riguarda la situazione che potrebbe verificarsi in inverno il peggio che si aspetta Crisanti è “la situazione inglese”.
Al momento, in Inghilterra, si parla di 40mila contagi e 150 morti al giorno. Una situazione che inizia a preoccupare, come anche riportato da ‘Repubblica’ che – facendo riferimento alle parole di medici e paramedici – ha parlato di reparti di pronto soccorso che “sono sull’orlo del baratro”. E così va crescendo la preoccupazione circa il rischio che il sistema sanitario nazionale possa non riuscire a reggere l’eventuale ulteriore aumento dei casi.
Per l’Italia però la situazione è diversa: dal momento che il nostro paese ha cominciato a vaccinarsi dopo “la tenuta immunitaria è ancora forte e usiamo le mascherine“.
C’è comunque da tenere in conto che l’immunità cala dopo sei mesi, passando da un 95% al 40% e contro una malattia grave dal 90% al 65%.
A questo punto la domanda per Crisanti sorge spontanea ed è in relazione al Green Pass.
Per il dottore non ci sono dubbi che sia un incentivo alla vaccinazione, ma la cosa più importante la dice in merito alle persone che hanno paura proprio in merito all’inoculazione del vaccino: “Bisogna coinvolgere le persone paurose, sensibili, fragili e ansiose“.
Sicuramente una cosa importantissima da fare, senza stigmatizzarle e definirle “no vax” a tutto tondo. Soprattutto perché si rischia ovviamente di fare l’errore di considerarle come tali e sostanzialmente “perderle”.
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