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Esteri

“Quella bambina sono io”: clamorosa svolta sul caso di una bimba scomparsa nel 2000?

Potrebbe esserci una svolta nel caso di Brittany Williams, una bambina americana di sette anni che nel 2000 scomparve senza lasciare traccia. Da allora sono trascorsi 21 anni e le ampie ricerche della polizia non hanno portato a nulla di nuovo.

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Ora, dopo due decenni, Kaylyn Stevenson ha affermato di avere le prove per poter dire che quella bambina di sette anni è lei. Le prove sarebbero nientemeno che quelle relative al test del DNA. I suoi ricordi sulla vicenda sono in assoluto piuttosto sfocati, infatti la donna afferma di ricordare solamente di essersi trovata “in una stanza rosa pastello” dopo il rapimento.

Quello che però porta a pensare che possa essere lei la piccola Brittany – al netto del presunto test del DNA – sono le cicatrici presenti sul corpo di questa donna dell’Indiana, che sarebbero identiche o molto molto simili a quelle della bambina.

La stessa Kaylyn ha detto di non ricordare come si sia procura quelle cicatrici, ma ricorda di aver avuto un sondino per l’alimentazione.

L’amica d’infanzia crede che la storia sia vera

In tutta questa stranissima vicenda è intervenuta anche Sarah Minter, amica d’infanzia della piccola Brittany, che ha avuto una videochiamata con Kaylyn. Sarah ha affermato, tra le lacrime, che crede che la storia sia vera: “Avevi questo bellissimo sorriso, come lo hai ora“.

In effetti, al netto del sorriso che possiamo vedere anche nella immagine a corredo dell’articolo, la somiglianza tra Kaylyn e la piccola scomparsa 21 anni fa è davvero notevole.

A questo punto, però, sorgono alcuni interrogativi attorno a questa vicenda, in quanto Brittany all’epoca della scomparsa era malata di AIDS e quindi senza i suoi farmaci sarebbe morta nel giro di poco tempo: proprio questa è una delle supposizioni dei detective di Henrico, in Virginia, che stavano seguendo il caso.

Gli investigatori avevano provato a scavare nel giardino della casa dove viveva Brittany, senza trovare traccia del corpo della bambina.

All’epoca per la scomparsa fu incriminata Kim Parker, proprietaria della casa, per “potenziale abbandono e maltrattamento dei bambini“.

Ora, a distanza di così tanto tempo, l’unico modo per confermare se Kaylyn è veramente Brittany è quello di fare la prova del DNA come d’altra parte richiesto dalla donna protagonista di questa vicenda: qualora la prova  confermasse l’identità bisognerà capire come e  si è preso cura della bambina malata di AIDS per oltre vent’anni.

Tobias Fior

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