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Al cinema, e in tv, con ‘La scuola cattolica’: cosa accadde davvero nel massacro del Circeo?

In occasione dell’uscita nelle sale il 7 ottobre della controversa pellicola ‘La scuola cattolica’, a ‘Oggi è un altro giorno’ è stata ospite Valentina Cervi. Il ricordo di uno dei casi di cronaca nera che sconvolse l’Italia intera

Nella puntata di oggi martedì 5 ottobre Serena Bortone ha ospitato nel suo salotto di ‘Oggi è un altro giorno’ Valentina Cervi, una delle protagoniste della trasposizione cinematografica dell’omonimo romanzo premio Strega di Edoardo Albinati ‘La scuola cattolica’.

L’attrice, diretta nientepopodimeno che dal marito Stefano Mordini, interpreta Eleonora Rummo, madre di 7 figli e fervente cattolica. La pellicola è ispirata al Massacro del Circeo, uno dei casi di cronaca nera che più di altri sconvolse l’Italia intera per il contesto in cui avvenne e per la brutalità dei fatti.

In occasione dell’uscita del film nelle sale ricostruiamo i tratti salienti di quella terribile vicenda fatta di stupri e torture mortali che ha ispirato il regista della pellicola.

Cosa accadde nel massacro del Circeo: la storia

Siamo nel settembre del 1975. Vittime, più che protagoniste, di questa terribile storia sono Rosaria Lopez, 19 anni, e Donatella Colasanti, 17. Entrambe abitavano nel quartiere della Montagnola, a Roma.

Un anno complesso, il 1975, in cui mentre nasceva la Microsoft terminava la guerra in Vietnam e, mentre si ristabilivano i confini fra Italia Jugoslavia, veniva assassinato Pierpaolo Pasolini.

In un tranquillo sabato pomeriggio del settembre di quell’anno Rosaria e Donatella conobbero per caso due ragazzi, Gianni Guido e Angelo Izzo. Provenienti dalla Roma bene, Gianni e Angelo incarnavano il prototipo dei giovani appartenenti all’ambiente pariolino fascista.

Gianni Guido e Angelo Izzo (a destra) al momento dell’arresto

Entrambi, infatti, si proclamavano tali, e non è un caso che dessero appuntamento alle due amiche quasi sempre al Fungo dell’Eur, ossia il grande serbatoio di acqua. In quegli anni, infatti, quella zona dell’Eur, se non tutta, era diventato luogo di ritrovo di tutti i giovani neofascisti della capitale.

Il “fungo” dell’Eur in uno scatto di quegli anni

Izzo, 20 anni, e Guido, 19, non erano particolarmente attivisti. Ma definirsi fascisti li aiutò a trovare un contenitore ideologico alle violenze perpetrate, come lo stesso Izzo definì in un’intervista rilasciata anni dopo la tragedia:

Eravamo guerrieri, quindi stupravamo, rapinavamo, rubavamo. Questo, come la nostra mentalità, aveva anche lo scopo di legarci tra noi, personaggi dell’ambiente pariolino“.

Il 28 settembre di quell’anno i due amici proposero a Rosaria e Donatella di andare, il giorno seguente, a una festa organizzata da un loro amico nella provincia di Roma, precisamente a Lavinio.

La destinazione, in realtà, non era quella: la villa in questione si trovava San Felice Circeo, Villa Moresca. Il proprietario era tale Andrea Ghira, un 22enne benestante figlio di un importante quanto noto imprenditore romano dell’epoca, noto alle forze dell’ordine per violenze di piazza e per la condanna per rapina mano armata assieme a Izzo.

Andrea Ghira, il proprietario della villa dove avvenne il Massacro del Circeo

Ad attendere le ragazze, nella villa, non era una festa, ma il peggiore degli scenari che si potesse profilare. Quando infatti la Fiat 127 di Guido arrivò nell’abitazione del Circeo, Ghira era già sulla porta ad attenderli e Izzo tirò fuori la pistola.

Un momento da brivido, raccontato durante il processo dalla sopravvissuta Donatella Colasanti:

Quando siamo arrivate nella villa del Circeo, ci hanno fatte subito entrare in casa. Ci hanno puntato una pistola contro, sghignazzando: “Ecco la festa!”. Poi ci hanno chiuso in un bagno minuscolo, senz’aria […] Sapevano benissimo cosa stavano facendo. Era tutto preparato. I sacchi in cui ci avrebbero messe, da morte, ce li hanno mostrati subito.

Izzo voleva essere protagonista, al centro dell’attenzione […] Sosteneva di far parte della banda dei marsigliesi, di essere molto amico del loro boss, Jacques Berenguer. Anzi, diceva che era proprio per ordine dei marsigliesi che ci avevano catturate.

Izzo poi diceva che ci avrebbe ammazzate. L’ora e il modo non erano stati decisi, ma dovevamo morire. “Da qui non uscirete vive” ripeteva con il suo sorrisetto malvagio. Recitava un copione”. 

Le ragazze tentarono in ogni modo di liberarsi e, nel farlo, ruppero un lavandino. Fu in quel momento che i tre, resasi conto del tentativo di fuga delle due, iniziarono a picchiarle brutalmente.

Rosaria Lopez venne trascinata al piano di sopra e violentata per ore da Izzo e Guido, mentre Ghira a un certo punto lasciò la villa. Si seppe che fu perché doveva categoricamente mangiare con la sua famiglia.

Al suo ritorno la Lopez venne uccisa, affogata all’interno di una vasca da bagno.

Rosaria Lopez

I tre torturatori tornarono poi da Donatella Colasanti, la quale, intuito cosa fosse accaduto all’amica, capì che l’unico modo per sopravvivere fosse quello di fingersi morta, come dichiarò lei stessa:

Gianni Guido mi aveva fatto sdraiare per terra, mi aveva messo un piede sul petto e legato una cinghia attorno al collo. Ha tirato così forte che alla fine la fibbia si è rotta. Allora ha cominciato a infierire con la spranga e con i calci in testa […]

A un certo punto, ho sentito una voce che diceva: “Questa non muore mai”.  Allora ho deciso di stare immobile, come un animale paralizzato di fronte al pericolo. Sono rimasta così ferma che Izzo e gli altri due hanno pensato di avermi uccisa. Mi colpivano e io non fiatavo: una morta non prova dolore”.

Convinti che la Colasanti fosse morta i due misero il corpo delle due ragazze nel bagagliaio dell’auto, dirigendosi verso Roma.

Nel tragitto la banda di stupratori e aguzzini scherzava e rideva, al punto che la sopravvissuta sentì dire queste parole: “shh, parliamo piano, dietro c’è gente che sta dormendo”, il tutto mentre Ghira mise come sottofondo musicale la colonna sonora dell’esorcista.

Alla fine i tre scesero per recarsi in un ristorante, e fu allora che la Colasanti iniziò a picchiare sul cofano. In quel momento, fortunatamente, un uomo che passò da lì diede l’allarme. In quel momento venne scattata la foto simbolo di quella tragedia: la Colasanti che esce dal cofano.

Donatella Colasanti liberata dal cofano dei suoi aguzzini, i mostri del Circeo

Izzo e Guido vennero arrestati qualche ora dopo, mentre Ghira scappò. Il processo si svolse durante la primavera del 1976. La Colasanti, difesa da Tina Lagostena Bassi, avvocata impegnata nella lotta per i diritti delle donne, testimoniò tutto.

Izzo e Guido durante il processo per il massacro del circeo

L’esito, e le conseguenze, del massacro del Circeo

Come accadeva spesso negli anni Settanta, la difesa tentò in ogni modo di screditare le ragazze accusandole del fatto che, invece di stare in giro, dovessero stare a casa.

Se le ragazze fossero rimaste accanto al focolare, dove era il loro posto, se non fossero uscite di notte, se non avessero accettato di andare a casa di quei ragazzi, non sarebbe accaduto nulla, disse l’avvocato di Guido Angelo Palmieri.

Alla fine tutti e tre i carnefici vennero condannati all’ergastolo.

La vittima e i carnefici del Massacro del Circeo

Guido ebbe una riduzione della pena a 30 anni dopo aver espresso il suo pentimento, ma fuggì dal carcere di San Gimignano nel gennaio del 1980. Venne poi arrestato a Buenos Aires ma fuggì nuovamente dall’ospedale dove era stato ricoverato per epatite.

Nel ’94, alla fine, venne arrestato a Panama ed estradato in Italia, dove venne affidato ai servizi sociali nel 2008. L’anno dopo scontò interamente la pena dopo una riduzione di 8 anni. Oggi vive a Roma.

Izzo, invece, a seguito dell’arresto collaborò a diverse inchieste sugli ambienti del neofascismo. Nel 1993, in occasione di un permesso premiale, lasciò l’Italia, per poi essere catturato a Parigi ed estradato in seguito.

La Colasanti morì di tumore il 30 dicembre del 2005 a Roma. Venne a mancare con la convinzione che il presunto corpo di Ghira rinvenuto in Spagna non fosse il suo: “Andrea Ghira è qui, a Roma, libero”, dichiarò la sopravvissuta al massacro prima di morire.

Gli omicidi di Angelo Izzo e quell’ambiguo matrimonio…

Nel 2004, dopo aver ottenuto un permesso per andare a lavorare in una cooperativa, Izzo rapì ed uccise Maria Carmela e Valentina Maiorano (49 e 14 anni), rispettivamente moglie e figlia del pentito della Sacra Corona Unita Giovanni Maiorano.

Quest’ultimo aveva chiesto ad Izzo, con cui si conobbe in carcere a Campobasso, di occuparsi della sua famiglia. E alla fine le uccise.

A riguardo dichiarò che la presenza della moglie, Maria Carmela, che faceva troppi progetti su una loro fuga, era diventata una pressione troppo forte. Uccise la figlia in quanto testimone.

Angelo Izzo in tribunale

Nel 2010 Izzo sposò una giornalista del Giornale, tale Donatella Papi, la quale, convinta che il suo amato fosse innocente, si batté con tutte le sue forze per far riaprire il caso e rivedere l’ergastolo inflitto al neo marito. Alla fine si divorziarono nel 2011.

La giornalista Donatella Papi

L’uomo venne infine condannato all’ergastolo nel 2007 per duplice omicidio premeditato.

‘Scuola cattolica’, il film sul Massacro del Circeo vietato ai minori di 18 anni

Come si diceva il film, tratto dall’omonimo romanzo di Albinati (premio Strega nel 2016), uscirà nelle sale il 7 ottobre.

Il film, presentato  all’ultima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia lo scorso settembre, è stato proiettato come vietato ai minori di 18 anni.

Ma il limite è salito ulteriormente, arrivando ad essere vietato ai minori di 14 anni.

Una scelta, questa, accolta con “grande sorpresa” sia dal regista che dai famigliari delle vittime, i quali non si capacitano come un film su una vicenda così vera, seppur straziante, e che potrebbe essere un grande “ammonimento per il futuro” sia stato sottoposto alla “decisione del ministero della Cultura” che ne ha vietato “la visione […] ai minori degli anni diciotto”.

 

 

 

Martina De Marco

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