Facebook è stata accusata di permette consciamente sia i contenuti dannosi che le fake news: ecco chi è l’ex dipendente che ha denunciato.
Al termine delle elezioni Usa del 2016, Facebook è finito in una bufera per aver permesso l’utilizzo di dati appartenenti agli utenti ad una compagnia che li ha utilizzati per influenzare il voto. Dopo quello scandalo, l’Unione Europea ha cambiato le regole della privacy sul web, obbligando i siti ad informare gli utenti sull’utilizzo dei dati estratti dalle loro navigazioni e sulle aziende che potevano prenderne visione. Inoltre è stato imposto l’obbligo di concedere agli utenti la possibilità di non accettare la condivisione dei dati e permettere ovviamente l’utilizzo del sito.
Nuove regole di privacy e sicurezza sono state imposte anche ai social network e Facebook, decisa a riabilitare il proprio nome dopo lo scandalo, ha cominciato a fare proclami sulla propria lotta alle fake news, sulla propria trasparenza, sull’impegno profuso per garantire la privacy dei suoi utenti. Tutte promesse che, stando a sentire quanto dichiarato da un’ex dipendente dell’azienda americana, sarebbero solo fumo negli occhi degli utenti e delle autorità di controllo.
Leggi anche ->Catania brucia e anche Facebook si “mobilita” (con apposito alert): ecco come stanno le cose adesso
Facebook alimenta la disinformazione per profitto?
Nelle scorse ore, tramite le pagine del Wallstreet Journal – quotidiano a cui si è appoggiata per mesi al fine di condividere informazioni che testimoniassero le sue accuse – sono emerse le parole di un’ex dipendente che accusa Facebook di aver sempre messo il profitto davanti alla sicurezza e di aver di fatto mentito a tutti sulla gestione delle notizie e sulla sicurezza dei propri utenti.
Stando a quanto si legge nelle colonne del giornale americano, Facebook avrebbe di proposito abbassato le misure di sicurezza, impostando gli algoritmi in modo tale da fare emergere principalmente le fakenews per guadagnare di più: “Facebook ha sempre dimostrato di preferire il profitto alla sicurezza degli utenti. Avevano pensato che se avessero cambiato gli algoritmi per rendere il sistema più sicuro, la gente avrebbe speso meno tempo sui social, avrebbero cliccato meno le inserzioni pubblicitarie”.
Ci sarebbe dunque la decisione di Facebook dietro le fake news emerse durante la campagna elettorale e dietro l’invasione del Campidoglio: “Mentre pubblicizzava il suo impegno contro la disinformazione e gli estremismi nati dalle elezioni del 2020 e la relativa insurrezione, in realtà Facebook sapeva benissimo che i suoi algoritmi e le sue piattaforme promuovevano questo tipo di contenuti”.
All’interno dell’azienda, dice ancora la talpa, erano tutti coscienti del fatto che gli algoritmi di Instagram erano impostati per fare emergere un determinato tipo di foto e contenuto. Sapevano anche che il dare maggiore spazio alle ragazze con il fisico “perfetto” acuiva l’insoddisfazione delle adolescenti e faceva crollare la loro autostima, ma i risultati di questi studi sarebbero sempre stati nascosti a finanziatori e pubblico.
Chi è l’ex dipendente che sta facendo tremare Zuckerberg
Accuse che senza il nome ed il cognome dell’accusatore potevano presto cadere nel nulla o essere commentate come un attacco privo di fondamento. Forse è proprio per questo che la talpa ha deciso di metterci la faccia e di rivelare la propria identità. Ad accusare Facebook è stata Frances Haugen, 37enne product manager che dal maggio 2019 al maggio 2021 ha lavorato per l’azienda di Zuckerberg come membro del “civic misinformation team“.
Nata ad Iowa City, ha studiato ingegneria informatica all’Olin College e si è laureata ad Harvard. Prima di entrare in Facebook aveva lavorato per Google, Yelp e Pintererest, dunque l’azienda di Zuckerberg rappresentava per lei una grossa occasione lavorativa. Tuttavia quello che vedeva ogni giorno l’ha fatta inorridire al punto da pensare di denunciare. Prima di farlo, però, ha copiato per mesi documenti segreti che le permettessero di dimostare le sue parole.
In questi anni si è affidata all’avvocato John Tye (fondatore dell’organizzazione nonprofit “Whistelbower Aid”), al Wall Street Journal per condividere i documenti segreti sottratti all’azienda, quindi ha contattato i senatori Marsha Blackburn e Richard Blumenthal per avere supporto ma anche consigli su come agire. Ha anche parlato con membri del Parlamento Europeo, avvocati in Francia e Gran Bretagna.
Il suo obbiettivo? Nell’intervista concessa in esclusiva a “60 minutes” della CBS News, quella in cui ha reso nota la propria identità, Frances ha spiegato che non le interessa affossare Facebook, ma la sua mira è quella di cancellare il modus operandi dei social attuali per proporre qualcosa si migliore ed equo per gli utenti.