Spesso, davanti omicidi efferati, viene spontaneo chiedersi il perché che possa aver spinto il colpevole a commettere il misfatto. Spesso però lo stupore del momento ci porta a dimenticare che non esistono solo cause scatenanti, ma cause remote e contestuali, quelle che non portano a commettere il crimini, ma a poter diventare una persona che commette crimini.
L’esperta criminologa Dr Elizabeth Yardley ha espresso la teoria, secondo cui il rapporto con la madre, che dalla psicanalisi contemporanea sappiamo essere essenziale allo sviluppo della personalità, è essenziale nello sviluppo di un potenziale omicida.
Affermazioni pesanti, ma abbastanza curiose da costringerci a conoscerle prima di giudicarle giuste o sbagliate. Ecco le tre tipologie di madri che, secondo la dottoressa, “crescono assassini”.
La dottoressa Elizabeth Yardley, che ha lavorato alla serie TV Assassini e le loro madri, ha rivelato come una madre può contribuire alla “creazione” di un assassino.
In un articolo che è riemerso di recente online, la dottoressa Elizabeth Yardley ha detto a ‘HuffPost’ come i fattori biologici, correlati a fattori situazionali, educazione, quartiere, scuola, servizi sanitari e il loro rapporto con la madre possano favorire il ricorso alla violenza, anche quella estrema, in età avanzata.
Attenzioni però alle facili accuse di sessismo! Non è la donna incarnazione del diavolo, solo che la donna è la prima relazione con l’esterno di ogni bambino. Così non è che il rapporto con il padre non incida in un potenziale sviluppo negativo della psiche del soggetto, ma vuoi per fattori sociali, vuoi per fattori naturali, il primo imprinting, di norma, è quello materno.
Il giudizio di biasimo e di riprovazione davanti a un crimine, come si è già detto e come sembra abituale, è quasi immediato. Ma ogni carnefice sembra essere a sua volta vittima, vittima d’identità non pienamente e maturamente sviluppata, vittima di un contesto che non ha permesso tale sviluppo, vittima di altre soggettività che questo contesto non hanno concorso a crearlo.
Stando alle parole della criminologa, le madri di alcuni dei più celebri serial killer contemporanei condividono tratti comuni, o meglio mancanza di tratti, come la cura e l’empatia del bambino.
“Ci rimettiamo alle madri, semplicemente assumendo che sappiano meglio e stiano dando la priorità ai bisogni del loro bambino, proteggendolo dai danni sia all’interno che all’esterno della famiglia. Finché la mamma è sulla scena, sicuramente tutto andrà bene?”
Eppure secondo l’esperta, le madri di Fred West e Robert Black, tra gli altri, hanno creato ambienti brutali in casa, trascurando o abusando dei loro figli, le cosiddette “anti-madri”.
Anche un eccesso di cura, Allorché diventa ossessiva, può impedire uno sviluppo “sano” del bambino: le madri di Harold Shipman e di Adam Lanza erano troppo attente a ciò che la società pensava e pretendevano dai figli sempre la perfezione, mettendoli costantemente sotto pressione. Le “super madri” sono “i guardiani che tengono a bada il mondo esterno, proteggendo il loro bambino dal controllo mentre il loro comportamento diventa sempre più deviante”.
Infine le “madri passive” più concentrate a curare l’apparenza di perfezione della propria famiglia, piuttosto che adoperarsi per raggiungere un risultato felice e soddisfacente reale.
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