E’ trascorso ormai quasi un quarto di secolo da quando Lamberto Dini era Presidente del Consiglio e sembrava quasi che si fosse allontanato dalle scene della politica, ma a quanto parte è ancora ben presente e attivo in Senato, seppure non sia più senatore dal 2013.
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A quanto parte, a giudicare da un messaggio anonimo che ha preso a girare tra i banchi di Palazzo Madama (e cui hanno scritto decine di realtà online) l’ex senatore “scroccherebbe“ le copie del ‘Financial Times’ presenti a disposizione dei senatori.
Questo biglietto, inizialmente presente solo nella sala di lettura del Senato, invitava “il senatore Dini a desistere dal sottrarre il Financial Times alla lettura dei colleghi del Senato“.
Dini “ruba” il Financial Times al Senato? La sua difesa
Lamberto Dini è piuttosto amareggiato dalla questione e quando gli si è chiesto una dichiarazione sul fatto non ha esitato a rispondere: “Intanto sono l’unico lì dentro che quei giornali li sa leggere. Dalla A alla Z“.
A quel punto la domanda sorge spontanea: come mai Dini parla di “giornali” quando il biglietto cita solo il ‘Financial Times’?
Dini su questa questione aggiunge, con un pizzico di orgoglio: “Perché di norma leggo anche il ‘New York Times’“.
Ma quanto pare la sua difesa non è un autoelogio, infatti anche il dottore del Senato, il dottor Marini, lo ha chiamato dicendo: “Lamberto sei l’unico che sa leggere i giornali stranieri“.
Però ovviamente la lettura di un giornale è una cosa, mentre la sottrazione dello stesso è un’altra. Così come consultare una copia è una cosa e portarsela a casa tutt’altra.
Ma l’ex Presidente del Consiglio fa chiarezza in tal senso: “Non le ho mai sottratte. Lette certo, portate via mai“.
Ovviamente Dini è rimasto particolarmente offeso dal biglietto anonimo che gira per la sala di lettura, ma che a nessun venga in mente di pensare che per questo smetterà di frequentare la sala di lettura del Senato per leggere le copie dei giornali stranieri.