Torna a ‘Storie Italiane’ il caso di Gianmarco Pozzi, il pugile 28enne trovato senza vita a Ponza lo scorso agosto. A distanza di un anno spuntano nuove testimonianze e nuovi elementi dalla perizia informatica del cellulare. E per l’avvocato, come per la famiglia, si continua a mentire e ad omettere informazioni importantissime…
Emergono ulteriori novità sul caso di Gianmarco Pozzi, il giovane pugile 28enne ritrovato senza vita a Ponza lo scorso agosto in circostanze poco chiare.
Il caso, che seguiamo oramai da tempo grazie alla collaborazione della famiglia, è stato oggetto nella giornata di oggi della puntata della trasmissione ‘Storie Italiane’, condotta da Eleonora Daniele.
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In collegamento dalla casa della famiglia la giornalista si è confrontata, come già fatto in precedenza, con i famigliari, fra i quali il padre di Gianmarco, Paolo Pozzi, il quale ha subito lanciato per l’ennesuma volta un accorato appello: “Spero che dopo tredici mesi qualcuno ci dica qualcosa, che emerga la verità. Da Ponza aiutateci, per favore!”.
La speranza, infatti, è quella di sensibilizzare gli animi di coloro che sono in possesso di informazioni preziose per la risoluzione di un caso che è stato incredibilmente archiviato come una caduta accidentale e fatto quasi passare come una sorta di suicidio.
Assieme al padre in collegamento con la Rai la sorella Martina, la prima ad arrivare a Ponza dopo la morte del fratello Gianmarco, e la madre.
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Tantissimi i nodi che non sono venuti al pettine.
Fra testimonianze discordanti, errori procedurali e ritardi istituzionali, il caso di Pozzi è incredibilmente costellato da incongruenze talmente palesi da rendere increduli.
Ed è proprio la famiglia che si è dovuta rimboccare le maniche non solo per tenere alta l’attenzione sul caso, ma anche per portare avanti una serie di indagini parallele nella speranza di ottenere il prima possibile la verità.
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Fra gli elementi di maggiore novità del caso quello riguardante l’analisi informatica del cellulare di Pozzi. Un aspetto assolutamente ambiguo della questione riguarda la divergenza fra le modalità con le quali il cellulare è stato ritrovato e quelle con cui è stato consegnato.
Secondo quanto dichiarato dai medici del pronto soccorso il cellulare sarebbe stato rinvenuto adiacente all’intercapedine in modo intatto.
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I carabinieri, infatti, hanno utilizzato il telefono per contattare uno dei coinquilini a Ponza di Gianmarco per fare il riconoscimento del corpo e, prima ancora, l’allenatore con cui Pozzi è cresciuto.
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Il telefono, però, al momento in cui la famiglia lo ha richiesto, è stato consegnato praticamente distrutto, rendendo l’accesso al dispositivo molto difficile.
Un altro elemento fortemente ambiguo riguarda una scheda salva numeri creata il giorno prima del decesso: “mio fratello avrebbe fatto una scheda salva-telefono contenente numeri di telefono utili in caso di emergenza” ha dichiarato la sorella Martina a Storie Italiane. Numeri di emergenza che, però, sono stati salvati con nomi fittizi.
Questi nomi fittizi corrispondono a quelli del coinquilino, del suo allenatore e della sorella Martina. Ma nessuno di questi era memorizzato con i nomi reali.
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L’avvocato Fabrizio Gallo, il legale della famiglia Pozzi, è poi intervenuto commentando la situazione delle testimonianze incongruenti.
“Ci sono testimonianze che sono del tutto discordanti rispetto a quello che hanno riferito i ragazzi che erano in stanza con Gianmarco” ha asserito Gallo, che ha poi aggiunto “Io credo che loro abbiano visto qualcosa (i coinquilini, ndr). Le loro testimonianze, secondo me, sono false. Perché mentire fino a questo punto? Quando si mente, due sono le cose: o sei stato tu/hai responsabilità oppure qualcuno ti minaccia”.
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Ed è proprio riguardo le testimonianze che ci sono novità importanti.
Un amico di Gianmarco, infatti, il penultimo a vederlo, ha rilasciato dichiarazioni che non sono congruenti con quelle rilasciate dai coinquilini, descrivendo un Gianmarco radicalmente diverso rispetto a quello descritto da chi abitava con lui.
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