L’attrice potrebbe finire (e ci è praticamente già finita) in guai seri. E i pm non si lasciano ingannare dalla bizzarra giustificazione di lei…
“Io la uso per pulire l’auto di mio figlio e per lucidare l’argenteria”: è con questa bizzarra affermazione che Claudia Rivelli, attrice sorella di Ornella Muti, si è giustificata con il giudice Valentini dopo aver trascorso una notte in cella.
L’accusa? Detenzione di sostanze stupefacenti.
E neanche una sostanza qualunque.
Una giustificazione che, per quanto assurda, è stata un punto fermo nelle dichiarazioni della Rivelli, nota a tutti come star dei fotoromanzi Anni Settanta, ma che non è bastata ad evitarle il peggio.
La Rivelli incastrata con la GBL, ovvero…
Infatti, sempre dinanzi al giudice, la Rivelli ha continuato:
“Per me è una specie di acquaragia” ha esordito l’attrice, che ha poi specificato:
“Me l’ha fatto scoprire mia madre, che la utilizzava da vari anni: prima di morire aveva chiesto a mio figlio di ordinarla su internet, ma invece di un flacone ne sono arrivati due. Ha pagato lui, io non sono pratica”.
“Lo uso per pulire l’argenteria” ha ribadito “e mio figlio lo usa per lavare la macchina. Infatti questo pacco dovevo spedirlo a lui, che abita a Londra”
All’interno dell’abitazione la polizia ha rinvenuto tre flaconi, i quali dovrebbero essere da un litro e mezzo l’uno, contenenti GBL, ovvero la droga dello stupro.
Un quantitativo, quello presente nell’abitazione, da far scattare immediatamente l’arresto con la grave accusa di detenzione ai fini di spaccio.
I flaconi, inizialmente, erano stati recapitati a casa della defunta madre:
“Era arrivato lì perché quell’ordine era stato chiesto da mia madre a mio figlio. È stata lei a far conoscere a noi le proprietà di questa sostanza per la pulizia e voleva che avessi una bottiglia di scorta anche io. Lei la usava sempre per gli arredi in argento e i metalli”.
Ma come si è arrivati a Claudia Rivelli?
Le indagini condotte dalla Polaria
Le indagini sono state condotte dalla Polaria dell’aereoporto di Roma, ossia la Polizia di frontiera aerea, aeroporto nel quale, da tempo, polizia e investigatori sono sulle tracce di un grosso snodo commerciale della droga dello stupro.
Quest’ultima arriva all’aeroporto dall’estero in appositi pacchetti che vengono poi distribuiti all’interno della capitale.
Stando a quanto riportato da ‘Il Messaggero’, erano ormai mesi che la polizia giudiziaria di Fiumicino, coadiuvata, appunto, dalla Polaria, indagava su un enorme quantitativo di droga che approdava nell’aeroporto.
Proprio mercoledì scorso gli agenti si sono messi sulle tracce di un pacco ritenuto troppo sospetto, approdato in una zona abbastanza insolita: un quartiere molto ricco della Roma bene, per la precisione in un noto condominio, uno dei più famosi della città, del suddetto quartiere residenziale.
Poi la sorpresa.
La polizia bussa alla porta di Claudia Rivelli, la quale risiede attualmente nella sua abitazione con la sua badante dopo essersi separata con il marito Paolo Leone (figlio del Presidente della Repubblica Giovanni Leone), e lei sembra quasi cadere dalle nuvole.
Nonostante l’attrice sia stata fermamente convinta nell’esporre la sua versione, le forze dell’ordine non hanno potuto fare altro che portarla di forza in una cella di sicurezza su mandato del magistrato.
Una vicenda alquanto assurda, rispetto alla quale non ci resta che attendere gli eventuali risvolti.
La sorella della Muti è davvero in buona fede o ha architettato e confezionato una scusa perfetta da fornire agli inquirenti?
Il giudice, infatti, poco convinto della scusa, ha chiesto all’attrice: “Ci vuole dire che usava la droga per fare le pulizie di casa?” e quest’ultima ha risposto: ““Per me era un detergente come altri. Altrimenti una madre, sapendo che era droga, non l’avrebbe spedito al figlio. E il mio non fa uso di stupefacenti”.
Per la Rivelli, intanto, il pm Mario Pesci ha chiesto gli arresti domiciliari.
La prima udienza è fissata per il prossimo febbraio.