Ecco perché le tre gieffine Jessica, Lucrezia e Clarissa vengono chiamate “principesse”. La storia della loro famiglia reale e di Hailé Selassié, ultimo imperatore d’Etiopia
Non appena sono stati svelati i nomi dei partecipanti al Grande Fratello Vip in tantissimi si sono chiesti chi fossero le giovanissime ed eccentriche Jessica, Lucrezia e Clarissa, chiamate da tutti con il titolo nobiliare di “principesse”.
E’ proprio quella la ragione per la quale sono state invitate alla versione Vip del GF:
sì, sono tutte e tre principesse sebbene attualmente in Etiopia non vi sia più la monarchia.
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I titoli, però, sono rimasti, così come è rimasta la ricchezza della loro famiglia.
Tutte e tre, infatti, conducono a Roma una vita regale in tutti i sensi, e non è un caso che una di loro, Jessica, abbia partecipato al reality Riccanza, un format televisivo nel quale vengono raccontate le vicende quotidiane e non di un gruppo di giovani facoltosi e miliardari, con la troupe televisiva che li segue in viaggi in giro per il mondo e mentre vivono la loro quotidianità nel lusso più sfrenato (N.B. vi partecipò anche il vincitore della passata edizione del GF Vip, Tommaso Zorzi).
Ma vediamo insieme le origini della dinastia delle tre principesse e perché il loro antenato, l’imperatore Hailé Selassié, è diventato così famoso nella storia.
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Partiamo, anzitutto, dalle origini della loro famiglia.
La casa reale dell’Etiopia è nota con il nome di ‘Dinastia Salomonide’, ossia la dinastia imperiale che governò lo stato africano fino alla deposizione dell’ultimo imperatore, Hailé Selassié, nel 1974.
Secondo un antico e importantissimo testo etiope, il Kebra Negast (in italiano Gloria dei Re) (Fonte: Treccani e AlegsaOnline.com) la linea imperiale etiope sarebbe discesa direttamente da Menelik I, ossia il primo imperatore d’Etiopia frutto dell’unione fra Re Salomone e Makeda, regina di Saba.
Una casa reale a dir poco antica, dunque, e superata storicamente solo da quella giapponese.
Sebbene vi siano stati imperatori non direttamente discendenti da questa casa,
i Salomonidi sono indubbiamente quelli che hanno mantenuto il controllo dell’Etiopia per la maggior parte della storia.
Dal punto di vista delle fonti storiche, ad ogni modo, il primo imperatore etiope della dinastia salomonide Yekuno Amlak, il quale nel 1270 si proclamò imperatore dopo aver deposto l’ultimo re della dinastia Zanguè.
Fu così che nacque la dinastia salomonide, destinata, come si diceva, a governare per tantissimo tempo, ben 8 secoli.
Da quel momento storico in poi gli imperatori etiopi iniziarono ad adottare l’appellativo di Negus, che letteralmente significa “re dei re”.
Negli anni in cui la loro dinastia era al governo vi furono importanti riforme e, soprattutto, si intensificarono i rapporti con le potenze europee fino al 1885, anno in cui salì al trono l’imperatore Tedoro II.
In quegli anni avvenne un evento importantissimo dal punto di vista geopolitico internazionale: la creazione e l’apertura del canale di Suez.
Da quel momento in poi l’Etiopia finì sotto le mire espansionistiche delle maggiori potenze coloniali europee, fino al 1888, anno in cui l’Italia prese ufficialmente l’Eritrea.
Nel 1895, sotto la guida di Menelik II, l’Etiopia riuscì a sconfiggere l’Italia nella famosa battaglia di Adua, la quale fu una disfatta totale quanto umiliante per l’esercito italiano.
Bisognerà attendere il 1941 per la liberazione dell’Etiopia a seguito della dissoluzione dell’impero coloniale italiano.
Ed è proprio in quel momento storico che salì al trono l’ultimo imperatore, il più famoso, Hailé Selassié.
Quest’ultimo, mentre portò avanti una politica di risanazione della nazione, divenne il simbolo del culto del rastafarianesimo.
Il rastafarianesimo è un credo religioso di stampo monoteista nato proprio negli anni trenta del Novecento a seguito dell’incoronazione di Selassié avvenuta esattamente nel 1930 noto con l’epiteto di “Ras Tafari” (Ras = capo e Tafari= terribile).
L’affermazione di questo culto religioso deve le sue origini al movimento Etiopista, una corrente di ispirazione cristiana il cui ideale principale era la rivendicazione della libertà e dell’identità degli africani.
Questo gruppo di ‘etiopisti’, guidati dall’attivista Marcus Garvey (ritenuto, per intenderci, il loro San Giovanni Battista, e non è un caso che tale religione si sia posta come erede del cristianesimo) iniziarono ad essere convinti della venuta del messia che avrebbe finalmente portato al riscatto e alla liberazione dell’Etiopia.
Furono proprio alcuni adepti di Garvey a ritenere che il salvatore fosse incarnato nella figura dell’imperatore Hailé Selassié.
Gli assunti di base di tale dottrina religiosa si basano proprio sull’operato dell’imperatore etiope, riprendendo alcuni dogmi fondamentali del cristianesimo quali la resurrezione dei corpi, il concetto di Trinità, la figura di Cristo e l’immortalità dell’anima.
Non è infatti un caso che il loro testo sacro di riferimento sia sia l’antico che il nuovo testamento e dai testi ufficiali basati sulle azioni di Hailé Selassié.
Quest’ultimo fece appello a tutti gli africani nel mondo, richiamandoli a una sorta di diaspora e dunque al ritorno nella terra madre africana.
Per far ciò decise di mettere a disposizione delle terre per coloro i quali avrebbero deciso di rientrare nella loro patria, divenendo così simbolo dell’anticolonialismo europeo.
Fatto un resoconto molto breve, in realtà, di quella che è l’origine della dinastia dei salomonidi e, dunque, di Hailé Selassié, si può comprendere facilmente quale sia l’origine delle tre “nobili” gieffine.
Sebbene attualmente non vi sia più la monarchia come in Italia, i titoli continuano a essere tramandati:
“Non c’è più la monarchia, come in Italia, ma i principi di Savoia son sempre principi, il titolo rimane e si tramanda” hanno fatto sapere sui social le tre gieffine.
Quel che è certo è che le principesse, oltre ai titoli, hanno mantenuto la ricchezza economica della dinastia.
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Dalla partecipazione di una delle tre, Jessica, al reality ‘Riccanza’, si è reso noto il costosissimo stile di vita a cui le tre sono abituate.
Nel loro lussuosissimo quartiere a Roma le principesse sembra non possano vivere senza autista, maggiordomo, parrucchiere e make up artisti personali.
Nel programma, infatti, non hanno di certo fatto mistero della loro agiatissima vita:
“I mezzi pubblici in Italia non li ho mai presi e mai li prenderò… È molto più comodo avere un autista che ti aspetta mentre fai shopping e tra l’altro non ti fanno neanche male i piedi se indossi i tacchi… non c’è il principe però io aspetto eh…”.
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Nonostante, però, i soldi investiti in trucco e parrucco, proprio una di loro, Clarissa, è stata presa in giro sul web per aver fatto l’ingresso nella casa più spiata d’Italia con indosso delle extension per capelli a dir poco posticce.
Nessuno è perfetto. Neanche una principessa.
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