Dopo quattro mesi non ci sono ancora risposte nel giallo di Temù, ma spunta l’ipotesi avvelenamento: le dichiarazioni scioccanti di una delle migliori amiche
Se sul piano fattivo non arriva nessuna novità, spunta una nuova importantissima pista nel caso di Laura Ziliani, l’ex vigilessa 55enne scomparsa l’8 maggio scorso nell’Alta Vallecamonica e ritrovata senza vita nella vegetazione.
La nuova ipotesi, infatti, ancora tutta da appurare, è quella dell’avvelenamento, avvalorata da un episodio avvenuto circa un mese prima della sua scomparsa e riferito da un’amica di lei.
Bisognerà tuttavia attendere l’attesissimo esito degli esami tossicologici per avere maggiori chiarimenti in merito.
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Laura Ziliani avvelenata? Il mistero della tisana
Mentre gli investigatori, coordinati dal pubblico ministero Caty Bressanelli, sono al lavoro assieme ai tecnici per individuare le possibili cause che hanno portato all’anomalo decesso dell’ex vigilessa, spunta una nuova pista.
E’ quella, come si diceva, che la 55enne sia stata avvelenata, un’ipotesi avvalorata dal racconto di un’amica, Emanuela.
La donna ha raccontato al settimanale Giallo un episodio ambiguo accaduto circa tre settimane prima dalla scomparsa.
Nella rivista si legge:
“Avevo sentito Laura due settimane prima che sparisse ed era strana. Mi aveva detto di essere ansiosa per la passeggiata di scialpinismo che avevamo in programma. Aveva aggiunto di aver preso del biancospino (pianta aromatica da cui si ricava un infuso medicinale, ndr) per calmarsi. Poi, dopo la gita, mi fu detto che aveva dormito per due giorni senza rendersi conto nemmeno di aver cenato. Non so se sia stata avvelenata, ma tutto ciò mi è sembrato molto strano”.
Nel corso dell’intervista la donna ha poi raccontato che la gita per la quale Laura era in ansia (per paura di non riuscire a farcela) alla fine è andata benissimo.
Ma all’amica è sembrato strano che la 55enne potesse essere in ansia e, parlando durante il pranzo, avrebbe riferito a lei e l’amico con cui hanno fatto l’escursione:
“Sono felice in questo periodo, l’unica cosa che mi rammarica è che dopo la morte
di Enrico (il marito deceduto nel 2012, travolto da una valanga, ndr) non sono stata
abbastanza vicina alle ragazze. Ma loro non mi fanno alcuna colpa”.
La donna, però, ha aggiunto un altro particolare:
“Dopo la scomparsa di Laura, il suo compagno Marino mi ha raccontato che la sera
dopo la gita lei era “collassatata” sul divano e che le figlie l’avevano portata a letto.
Non era mai successo prima. Laura aveva dormito per 36 ore e quando si era svegliata non ricordava nemmeno di aver cenato. Per quanto potesse essere stanca per la camminata, è assurdo che accada una cosa del genere a una persona sana ed allenata come Laura. Mi era sembrato tutto molto strano”.
L’ipotesi che la donna sia stata colta da un malore durante la gita, ad ogni modo, è da escludersi per differenti ragioni.
Oltre ad essere stata trovata rasata e in mutande, il corpo è stato rinvenuto coperto da uno strato di terra, come se qualcuno lo avesse voluto seppellire vicino all’argine del fiume Oglio dove poi è stato ritrovato da un bambino e suo padre.
Solo l’esame tossicologico potrà appurare, o smentire, l’ipotesi di avvelenamento.
Nel frattempo rimangono iscritti nel registro degli indagati a piede libero con l’accusa di omicidio le figlie della donna, la 24enne Silvia Zani, ex fisioterapista presso una casa di cura per anziani a Temù, la 19enne Paola Zani e il fidanzato della più grande, Mirto, 30enne residente presso Calolziocorte, nel Lecchese.
L’altra figlia di Laura, Lucia, la nonna e gli zii materni si sono rivolti all’avvocato Pierluigi Vittorini nella speranza di riuscire a far luce su questa fosca tragedia.