Flavio Briatore continua a scagliarsi contro i giovani che non hanno voglia di lavorare e dà la colpa, ancora una volta, al reddito di cittadinanza. Nell’ultima intervista rilasciata a AdnKronos, infatti, tira le somme dell’estate appena conclusasi, lamentandosi della situazione italiana con i suoi ormai intramontabili cavalli di battaglia: “In Italia c’è il problema del Reddito di cittadinanza, non c’è alcun giovane che ha voglia di lavorare durante la stagione estiva.” Insomma, nessun giovane vorrebbe rovinarsi l’estate per andare a lavorare e quindi tutti sembrerebbero accontentarsi di un sussidio statale, che per sua natura aiuta, sì, ma senza creare una vera indipendenza economica.
È stato spiegato a più riprese dai giovani italiani che la volontà di lavorare ci sarebbe pure, ma salari inadeguati o contratti fasulli, a tratti imbarazzanti, scoraggiano la domanda, perché si preferisce stare a casa, guadagnando la stessa cifra, che spaccarsi la schiena per il “padrone”; ma Briatore ha risposto anche a questa accusa: “Non è vero che si offrono contratti bassi, il governo doveva sospendere il reddito da maggio a ottobre, dare la possibilità ai giovani di fare la stagione e poi riprendeva a ottobre. Lo Stato risparmiava e magari c’è qualcuno che trovava lavoro per tutto l’anno.”
Sospendere il reddito di cittadinanza avrebbe innalzato sicuramente la richiesta di lavoro da parte dei ragazzi, ma forse il vantaggio più che per le casse dello Stato, sarebbe per gli imprenditori e ristoratori. Una sovra richiesta avrebbe solo acceso una competizione al ribasso tra i giovani, per uno che rifiuta una paga minima di tre euro l’ora, ce ne sono già altri dieci pronti ad accettare spinti dalla necessità. E non tutti, come dichiarato dallo stesso Briatore, avrebbe trovato lavoro. Gli altri sarebbero tornati sul divano, cullati dal reddito di cittadinanza, in attesa della prossima “spremitura” estiva.
Eppure Flavio Briatore liquida così il problema “Si tratta di cavolate. Un ragazzo che lavora al Twiga – beach club a Forte dei Marmi fondato dall’imprenditore nel 2001 – ha uno stipendio minimo di 1.800 o 1.900 euro al mese. In Italia una stagione dura 4 mesi”. Non specifica però chi guadagni questo stipendio se gli chef, i camerieri, i lavapiatti oppure tutti quanti, in nome della parità salariale; ma soprattutto non si sa nemmeno se i quasi duemila euro siano da considerare al netto o al lordo delle ritenute fiscali, che fa una bella differenza, e per quante ore lavorative al giorno.
“Ripeto, dovevano abolirlo, lasciare che i ragazzi lavorassero con salari ovviamente corretti e poi riprenderlo. – ha aggiunto Briatore – Così si risparmiavano 5 mesi di reddito e invece, mantenendolo durante la stagione, i giovani ci chiedono di lavorare in nero, una cosa che non possiamo permetterci di fare.” Ma davvero i giovani sarebbero disposti a non avere riconosciuti i propri diritti come malattia pagata, infortunio sul lavoro, giorni di permesso, straordinari ben retribuiti e contributi maturati, pur di non perdere il sussidio o è un’accusa mirata a smontare il reddito di cittadinanza? Se così fosse, questo sarebbe il vero fallimento dello Stato.
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