Nonostante la polizia e le varie organizzazioni dedite alla ricerca e alle indagini relativamente a misteri di presunti omicidi, presunti suicidi, ipotetiche scomparse che vanno avanti da decine di anni – i cosiddetti “cold case” – abbiano a disposizione tecnologie molto avanzate, a volte i misteri vengono risolti grazie a strumenti che possono essere considerati piuttosto banali.
Come ad esempio Google Maps, nella storia che vi racconteremo di seguito.
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Parliamo della storia di William Moldt, che nel 1997 in Florida era scomparso dopo aver trascorso una serata in compagnia di amici. A risolvere il mistero legato alla scomparsa di William è stato un cittadino di Wellington, nei pressi di Palm Beach, che ha scorto una macchina sul fondo di un laghetto nel suo vecchio vicinato.
A questo punto l’uomo terrorizzato ha deciso di chiamare un amico, che con il suo drone ha fatto in modo da confermare quanto aveva notato su Google Maps. I due non hanno esitato un attimo a chiamare la polizia, che si è subito mobilitata a riprendere in mano e riaprire il caso Moldt.
A questo punto la polizia ha richiesto la rimozione dell’auto dal piccolo stagno.
All’interno dell’abitacolo sono stati rinvenuti i resti di William Moldt, resti che sono stati confermati dalle analisi condotte dal medico legale.
Nonostante i resti di Moldt siano stati rinvenuti nel 2019 le immagini di Google Maps erano visibili dal 2007, ma nessuno le aveva mai notate.
Secondo il rapporto sul caso, William Moldt aveva chiamato la sua ragazza attorno alle 21.30 prima di tornare a casa, ma non è mai riuscito a raggiungere l’abitazione. Il ragazzo aveva bevuto un paio di drink al pub con degli amici, ma al momento della partenza non sembrava essere ubriaco.
La polizia ritiene che Moldt abbia perso il controllo della vettura e sia finito in acqua.
Tutto questo, però, non è una certezza. Infatti la portavoce della polizia, Therese Barbera, ha dichiarato che non è possibile stabilire cosa sia successa vent’anni fa, ma “sappiamo che era scomparso dalla faccia della Terra e ora è stato ritrovato”.
E grazie a Google Maps si può mettere la parola fine ad un mistero lungo oltre 20 anni.
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