Sono solo iniziate da tre giorni le Paralimpiadi di Tokyo 2020, eppure hanno già regalato tantissime emozioni. Oltre alla bravura, all’eccellenza e alla tenacia, in ognuno degli atleti in gara risiede una forza incredibile, capace di far superare qualsiasi ostacolo, proprio come è successo ad Ibrahim Hamadtou. Il nome potrà anche non dire nulla, ma quello che ha fatto, o per meglio dire rifatto, è assolutamente straordinario. Gli spettatori, infatti, sono rimasti a bocca aperta dopo averlo visto competere nel torneo di ping pong.
Il 48enne, originario della regione di Kafr-Saad, nel nord dell’Egitto, ha perso entrambe le braccia in un incidente ferroviario quando aveva solo 10 anni, l’egiziano, però, non si è abbattuto e ha continuato a progredire sino a raggiungere le Paralimpiadi per la seconda volta; ha esordito infatti, cinque anni fa, ai giochi di Rio 2016, non raggiungendo tuttavia il podio. Ma Ibrahim Hamadtou non si è arreso e ci ha riprovato nella capitale giapponese.
Hamadtou, precedentemente, aveva utilizzato la racchetta sotto la spalla, quando iniziò a praticare questo sport a 13 anni, tuttavia è passato alla sua nuova tecnica innovativa con la quale ha riscontrato un maggior successo, che gli ha consentito di vincere la medaglia d’argento ai Campionati africani di tennis da tavolo 2011 e 2013.
La forza di Ibrahim
Col piede destro lancia la palla in aria per servire e poi con la bocca tiene o muove la racchetta, a dimostrazione del fatto che anche l’impossibile si può realizzare, se si ha l’ingegno e, perché no, il cervello. Gareggia nella categoria classe sei di questo sport, il che significa che gli atleti possono stare in piedi, ma hanno menomazioni alle braccia e alle gambe.
Hamadtou non è stato, tuttavia, all’altezza della sua partita di qualificazione contro il concorrente sudcoreano Park Hong-kyu mercoledì, ma ha guadagnato molti fan, mentre diventavano virali i video del suo incredibile talento. Dopo che Hamadtou è stato notato per la prima volta nel 2014, ha parlato alla CNN del perché abbia scelto il tennis da tavolo e del suo percorso in generale.
All’emittente statunitense ha raccontato: “Nel nostro villaggio, all’epoca potevamo giocare solo a ping pong e a calcio, ecco perché giocavo entrambi. Era logico giocare prima a calcio a causa della mia menomazione, ma poi ho giocato a ping pong per sfida. – ha preciso Ibrahim – “È stato abbastanza difficile giocare a ping pong dopo l’incidente. Ho dovuto allenarmi duramente per tre anni consecutivi ogni giorno. All’inizio, la gente era stupita e sorpresa nel vedermi giocare, poi hanno iniziato ad incoraggiarmi e supportarmi parecchio ed erano molto orgogliosi della mia forza di volontà, perseveranza e determinazione”, proprio quelle qualità che restano sempre, anche se non si arriva a vincere una medaglia d’oro.