Dopo la bomba lanciata da Dagospia sulle presunte dimissioni di Papa Francesco e il toto nomi sul possibile successore, vediamo il meccanismo di elezione del pontefice
L’apertura improvvisa del pre-conclave porta con sé una serie di scenari e conseguenze tanto rilevanti quanto complesse sul futuro del pontificato. Come riportato nell’articolo sottostante, i problemi di salute hanno infatti costretto il pontefice a un’assenza forzata e prolungata, sebbene fortunatamente le sue condizioni mediche sembrano essere in netto miglioramento e il viaggio a Budapest programmato per il 12 settembre rimanga confermato.
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Ma per Antonio Socci, giornalista esperto di affari ecclesiastici, le probabilità che il pontificato di Papa Francesco giunga a termine non sono poi così basse, portando con sé il toto nomi del possibile successore del Santo Padre.
Per comprendere quale tipo di scenario potrebbe aprirsi qualora le ipotetiche dimissioni non siano solo voci di corridoio è fondamentale comprendere il complesso meccanismo che porta dal conclave alla rinomata fumata bianca.
Partiamo dal presupposto iniziale che a scegliere il nuovo Pontefice sono i cardinali elettori i quali, fino al giorno prima dell’inizio della sede vacante, non abbiano compiuto 80 anni. Il numero di cardinali elettori è ovviamente variabile: a marzo 2013, ad esempio, erano 115.
Per quanto riguarda la modalità di voto e di elezione, va specificato che vi sono delle differenze con il passato, quando il Papa poteva essere eletto per “per acclamationem seu inspirationem” e “per compromissum”, oggi il pontefice può essere scelto solo e soltanto “per scrutinium”.
Affinché l’elezione del Papa sia valida è necessaria una maggioranza qualificata di due terzi dei cardinali. I requisiti per diventare pontefice sono essenzialmente tre: maschio, non sposato e battezzato.
Dopo il giuramento da parte dei cardinali, avrà ufficialmente inizio il Conclave. Tutti coloro che hanno diritto di voto dovranno lasciare la Cappella e lì il maestro chiuderà a chiave la porta di accesso. Da quel momento in poi nessun cardinale, salvo, ovviamente, problemi di salute, potrà lasciare il Conclave. Le operazioni di voto sono vigilate dal camerlengo e dai tre cardinali assistenti.
Lo scrutinio è articolato in fasi prestabilite, tre per la precisione:
Quando, invece, si raggiunge il quorum, il cardinale decano, ossia quello maggiormente anziano, chiede all’eletto il consenso pronunciando in latino la frase: “Accetti la tua elezione canonica a Sommo Pontefice?”, aggiungendo: “Come vuoi essere chiamato?”. Qualora vi sia l’accettazione i voti vengono bruciati e produrranno la famosissima fumata bianca.
Un meccanismo, quello dell’elezione del Pontefice, indubbiamente complesso, che richiede una preparazione talmente certosina da non poter lasciare nulla al caso. Per concludere, evidenziamo come la nascita del termine conclave risalga al 1270 quando gli abitanti di Viterbo, allora sede pontificia, ribellandosi contro l’indecisione dei cardinali sul nome del nuovo Papa, decisero di chiuderli a chiave nel palazzo arcivescovile della città fino a quando non avrebbero deciso il nome. In quel caso venne eletto Gregorio X.
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