L’ipotesi di una terza dose del vaccino si sta facendo via via sempre più sicura, tra le dovute perplessità e chi comunque cerca di spingere il più possibile per l’inoculamento. Nel dibattito è intervenuta anche l’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, che ha tirato un deciso freno a mano sulla questione.
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A parlare è stata la pediatra indiana Soumya Swaminathan che ha dichiarato senza tanti giri di parole che “al momento i dati non ne indicano il bisogno“. La Chief Scientist dell’OMS ha poi messo i puntini sulle “i”, come si suol dire: “Ci opponiamo fermamente a una terza dose per tutti gli adulti nei Paesi ricchi, perché non aiuterà a rallentare la pandemia”. La pediatra indiana ha poi sottolineato il fatto che “togliendo dosi alle persone non vaccinate” questo farà in modo da generare l’insorgere di altre varianti.
Queste parole sono state poi confermate anche dall’epidemiologo canadese Bruce Aylward, che ha confermato come ci siano dosi per tutti, ma “non stanno andando nel posto giusto al momento giusto“. L’epidemiologo ha dichiarato che al momento due dosi devono essere inoculate anche ai più vulnerabili nel mondo prima che vengano offerti richiami a chi ha completato il primo ciclo.
Anche la direttrice dell’OMS per l’Africa, Matshidiso Moeti, ha detto che una terza dose per i Paesi più avanzati è una “presa in giro”.
Le parole di queste autorità dell’OMS sono arrivate subito dopo che il Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha confermato come a partire dal 20 settembre sarà disponibile la terza dose vaccinale.
Biden replica alle accuse: “Entro la metà dell’anno prossima doneremo mezzo miliardo di dosi al resto del mondo”
Biden ha quindi replicato alle accuse da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità dicendo che “prima della metà dell’anno prossimo forniremo mezzo miliardo di dose al resto del mondo“. Che suona un po’ come “prima facciamo noi, poi doneremo il resto agli altri”, discorso piuttosto egoistico.
Del resto le accuse e le parole dell’OMS non sono poi così campate in aria, la situazione in India è ancora grave, nonostante i media sembra se ne siano dimenticati e in Africa la situazione non è poi così tanto leggera.