Kabul è assediata dai talebani. Dietro questa avanzata trionfale, quanto tragica, c’è il leader talebano mullah Abdul Ghani Baradar, che nel 2018 è stato liberato dalla custodia del Pakistan su richiesta degli Stati Uniti.
La situazione in Afghanistan
Estromessi dal governo nel 2001, i talebani dopo 20 sono tornati a destare preoccupazione internazionale, sfruttando la ritirata delle forze militari americane.
A cercare di aiutare gli afghani, l’Inghilterra, che ha mandato un contingente insufficiente di uomini, circa 600, per evitare l’inevitabile: l’ingresso a Kabul, che si spera resisterà più di qualche giorno.
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Mentre Johnson sta trattando per rimpatriare l’ambasciatore inglese più in fretta possibile, a sedersi ‘al tavolo delle trattative’, da parte dei talebani è Mullah Abdul Ghani Baradar che a 3 anni dalla liberazione dal carcere, regalo degli USA, nonostante le forti implicazioni con i fatti dell’ 11 settembre, ora è incaricato di essere il nuovo presidente dei talebani.
L’erede di Osama bin Laden
Secondo le notizie che vengono dall’Interpol, Baradar è nato nel villaggio di Weetmak, nella provincia di Uruzgan, nel 1968, il che oggi gli farebbe avere circa 53 anni.
Baradar è diventato avvezzo alle battaglie, già dagli anni ’80, quando combatteva i sovietici, continuando fino nel 1994, fondando i talebani, a contrastare anche le ingerenze americane.
Dopo il 2001 ha vissuto in ‘incognito’, mentre si susseguivano voci della sua presunta morte per tubercolosi.
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Dopo che le forze guidate dagli Stati Uniti hanno invaso l’Afghanistan e rovesciato i talebani dopo gli attacchi dell’11 settembre, è diventato un fulcro dell’insurrezione come comandante quotidiano e stratega militare.
Baradar ha dichiarato a ‘Newsweek’ nel 2009: “La storia dell’Afghanistan mostra che gli afgani non si stancano mai di lottare finché non hanno liberato il loro paese. Continueremo la nostra jihad fino all’espulsione del nostro nemico dalla nostra terra”.
Nel 2010 è stato arrestato dalle forze di sicurezza a Karachi, in Pakistan, in un’operazione che molti pensavano potesse mettere in ginocchio l’insurrezione. Eppure, quasi 10 anni dopo le sorti si ribaltano e, nell’ottobre 2018 su richiesta degli Stati Uniti, viene liberato per partecipare ai colloqui di pace sull’Afghanistan.
Il resto non è storia, quanto tragica attualità.