Nella strage di Plymouth emerge una narrazione comune sulla figura dell’Incel, un termine sempre più utilizzato e che rappresenta una categoria sociale ben definita spesso responsabile di stragi
Una strage terribile, di quelle difficili da accettare, non solo per la modalità a dir poco brutali, ma anche per l’assenza effettiva di una motivazione contingente. Sono bastati 6 minuti a Jake Davison, 22 anni, per fare una strage senza precedenti nella cittadina di Plymouth, 6 minuti e un fucile a pompa con il quale strappare con una facilità disarmante delle vite.
Prima di togliersi la vita Jake Davison ha ucciso 5 persone, fra le quali una bambina di 3 anni. La prima a morire è stata la madre, la 50enne Maxine Chapman. Dopo il matricidio il 23enne ha proseguito lungo la via sparando a morte una bimba di tre anni,Sophie Martyn, e il padre 40enne che aveva la bimba presa per mano.
La furia omicida di Davison non si è tuttavia placata: il giovane omicida ha poi proseguito lungo la via con il fucile a pompa, scatenando la sua furia nei confronti di una coppia che, fortunatamente, sono fuori pericolo di vita. Infine il 23enne si è poi diretto verso il parco della città, colpendo a morte il 59enne Stephen Washington e la 66enne Kate Shepherd, deceduta in seguito in ospedale a causa delle ferite riportate.
I testimoni presenti sulle varie scene del crimine hanno raccontato di aver visto l’omicida rivolgere l’arma verso se stesso e togliersi la vita.
Qualcosa di surreale, difficile da digerire, soprattutto quando la furia omicida è cieca e senza particolari moventi. Il capo della polizia di Davon sta coordinando le analisi sulle scene del crimine.
Per poter comprendere anche in minima parte cosa possa aver generato una furia tale da spingere qualcuno a freddare vittime innocenti è fondamentale contestualizzare la vita dell’autore della strage, il quale apparteneva ad una comunità di single che è stata già coinvolta in altre stragi avvenute negli States: gli incel.
E’ stato lo stesso 23enne a proclamare in alcuni deliranti video su YouTube la sua appartenenza al movimento degli incel, ossia gli “involuntary celibates“, dei single ossessionati dal non riuscire a trovare dei partner sessuali e sentimentali nonostante ne cerchino uno.
Questa categoria è diventata una vera e propria comunità online, che spesso si è macchiata di gravi crimini rivendicati, appunto, come ascrivibili alla categoria. Gli atteggiamenti dei componenti, infatti, sfociano spesso in manifestazioni misogine e un atteggiamento di supremazia sessuale.
Una pista, questa, che verrà confermata dall’analisi del suo computer e del telefono cellulare. Fondamentali, in tal senso, i video su Youtube nei quali, con fare delirante, si proclamava “terminator” aggiungendo di essere “vergine” e, per tale ragione, di “sentirsi solo”.
Il modus operandi adottato da Jake Davison ricorda per filo e per segno quello delle stragi di massa statunitensi. Come riporta il The Sun, infatti, la rivendicazione delle stragi da parte della comunità Incel che, di fatto, manifesta in questo modo un disagio sociale, risale al 2014 quando l’angloamericano 22enne Eliot Rodger uccise 6 persone nell’Università della California. Questo sentimento di frustrazione generato da continui rifiuti, emarginazione e bullismo è ciò che traspare dai video di Davison.
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