In Polonia le vittime della Shoah avranno vita dura nel richiedere la restituzione dei beni a loro appartenuti e che furono sequestrati dai Nazisti prima e durante la Seconda Guerra Mondiale. In queste ore infatti il Parlamento polacco ha emanato un provvedimento che impedisce a proprietari dei beni confiscati, ivi compresi i sopravvissuti della Shoah, di riavere i propri beni.
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Occorre anche sottolineare il fatto che la Polonia, dopo la caduta della Cortina di Ferro nel 1989, non ha provveduto ad effettuare la restituzione dei beni confiscati dai Nazisti in modo automatico, questo ha fatto sì che i cittadini dovessero appellarsi alla giustizia senza però essere certi di riavere le proprietà.
Guardando bene in merito non c’è mai stata una legge in Polonia in materia e quindi molte cause stanno andando avanti da molti anni. Eppure c’è un motivo alla base di questo provvedimento del Governo, infatti secondo l’attuale maggioranza questo sarebbe stato emesso al fine di impedire frodi e irregolarità.
Il provvedimento deve ancora essere firmato dal Presidente Duda, ma non ci sono dubbi sul fatto che questo verrà firmato. Il provvedimento portato avanti dalla maggioranza del Governo polacco sottolinea il fatto che sia impossibile impugnare dei provvedimenti di carattere amministrativo dopo un periodo di oltre 30 anni e questo andrebbe quindi a impedire agli ebrei di riavere i propri beni.
A condannare questo provvedimento è stato, ovviamente, Israele che ha dichiarato come questa misura “danneggia sia la memoria dell’Olocausto che i diritti delle sue vittime“, questo per bocca del Ministro degli Esteri Yair Lapid. Lo stesso Gideon Taylor, Presidente della World Jewish Restituition Organization, ha ammesso che questo “ugualmente ingiusto tanto per gli ebrei quanto per i non ebrei“.
Ad ogni modo la maggioranza del Governo Polacco non è la prima volta che si trova al centro di questioni legate alla Shoah e alla sua interpretazione, infatti recentemente il governo era stato costretto a ritirare una versione di un testo che prevedeva 3 anni di reclusione per coloro che indirizzavano la responsabilità del genocidio ebraico al popolo polacco.
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