Nel giorno dell’anniversario della morte di Gianmarco Pozzi la famiglia continua a chiedere giustizia in senso simbolico e non solo organizzando, in suo ricordo, una fiaccolata. Nel frattempo, a Ponza, la situazione sembra degenerare, e l’aggressione di un giornalista da parte di un uomo delle istituzioni sembra esserne la conferma
E’ passato già un anno da quel tragico 9 agosto 2020 quando, nel bel mezzo dell’irrequieta stagione estiva ponzese, venne ritrovato senza vita sull’isola il corpo di Gianmarco Pozzi. Ventott’anni e un futuro roseo nel mondo della kick boxing, Gianmarco detto Gimmy si trovava a Ponza per lavorare come buttafuori in uno dei locali più noti, il Blue Moon.
Delle modalità, degli errori e delle dinamiche dietro le indagini riguardanti la morte di Gianmarco ne abbiamo parlato in numerosi articoli che riportiamo qui sotto:
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E’ nella serata dell’8 agosto che la famiglia e gli amici hanno voluto commemorare Gianmarco, attraverso l’organizzazione di una fiaccolata sull’isola di Ponza ed una messa commemorativa in suo onore che si terrà nella giornata di oggi.
Proprio la sera prima, il 7 agosto, un giornalista recatosi per documentare la fiaccolata e che si trovava in giro per l’isola per realizzare delle semplici immagini di repertorio, è stato aggredito da un uomo che, si apprende, appartiene alle istituzioni locali, e da un secondo individuo ignoto.
La fiaccolata in ricordo di Gianmarco Pozzi, il grido della famiglia: “Vogliamo giustizia”
Nel corso di quest’anno gli intoppi, le omissioni e i rallentamenti giudiziari sono stati all’ordine del giorno, ma nonostante tutto la famiglia di Gianmarco non si è arresa neanche per un attimo, continuando una battaglia a colpi di perizie di parte e pressione mediatica.
Ed è proprio nel giorno dell’anniversario della morte che tutta la famiglia Pozzi, il padre Paolo assieme alle due figlie e alla moglie, sono voluti tornare a Ponza, proprio lì dove successe la tragedia.
Una cinquantina le persone presenti, che con striscioni e fiaccole hanno sfilato per l’isola in ricordo di quell’orribile giorno e per richiedere che finalmente venga fatta luce sulla morte di Gianmarco, fatta inizialmente passare come una caduta accidentale. Abbiamo contattato il padre di Gianmarco, Paolo, che assieme a sua figlia ha deciso di condividere con PeriodicoItaliano un videomessaggio:
“E’ un anno che mio figlio è morto”, afferma Paolo Pozzi, che ribadisce di essere a Ponza con la sua famiglia e gli amici di Gianmarco “per sensibilizzare le coscienze”.
Presente anche il sindaco di Ponza, Francesco Ferraiuolo, che ha voluto esprimere la sua solidarietà alla famiglia di Gianmarco Pozzi. Solidarietà anche da parte del parroco della Chiesa nella quale oggi si svolgerà la messa commemorativa, il quale ha invitato i fedeli a prendere parte alla liturgia per sostenere la famiglia che, da un anno, vive in preda non solo al dolore di chi perde qualcuno di caro, ma anche di chi, a distanza di un anno, non ha ancora avuto giustizia.
La sorella di Gianmarco, Martina, ha poi raccontato nel videomessaggio una vicenda spiacevole, indirettamente collegata alla fiaccolata. Un giornalista di un’emittente televisiva del Lazio, il cui nome non verrà riportato per ragioni di privacy e giuridiche, è stato aggredito mentre girava delle immagini di repertorio la sera prima della fiaccolata a Ponza.
Ad attaccare il giornalista due individui, fra i quali quello che sembra essere stato identificato come un uomo delle istituzioni molto noto a Ponza per i ruoli ricoperti all’interno dell’amministrazione locale.
Il giornalista aveva con se una strumentazione per le riprese molto costosa, la quale è stata più volte attaccata dai due individui che hanno tentato in ogni modo di strapparla via e buttarla a terra.
Fortunatamente illeso il giornalista, che rimane tuttavia basito dall’atteggiamento degli aggressori. Perché mai, sorge spontaneo chiedersi, non è possibile fare delle semplici riprese di repertorio in giro per l’isola di Ponza? E soprattutto, sorge altrettanto spontaneo chiedersi come sia possibile che a Ponza un giornalista venga aggredito perché stava girando delle semplici immagini del posto, svolgendo tranquillamente il suo lavoro.
Un atteggiamento, soprattutto quello da parte dell’aggressore che, a quanto si apprende, è un rappresentanze delle istituzioni, che potrebbe aprire uno spaccato sulle problematiche che attanagliano l’isola, e che potrebbe essere fortemente esemplificativo dell’atteggiamento di omertà che si è sviluppato attorno al caso Pozzi.
Periodico Italiano ha contattato il giornalista aggredito, il quale ha comunicato l’intenzione di sporgere denuncia dell’accaduto. A causa di questa infelice vicenda, non ha potuto prendere parte alla fiaccolata organizzata dalla famiglia Pozzi.