E’ giallo attorno alla morte di Francesco Pantaleo, lo studente 27enne fuori sede di Marsala e domiciliato a Pisa il cui corpo è stato rinvenuto carbonizzato in un campo a San Giuliano Terme. Il computer è stato ritrovato praticamente intonso, senza file né altro, il tutto ad un esame dalla laurea
Incomprensibile quanto dolorosa la morte di Francesco Pantaleo, lo studente 27enne originario di Marsala ritrovato carbonizzato in una campo a San Giuliano Terme, in provincia di Pisa. Una storia che ha dell’incredibile, e che rende ancora più doloroso accettare l’accaduto. Il ragazzo, infatti, era scomparso giorni prima rendendosi irrintracciabile dalla famiglia in Sicilia.
Ma qualcosa non torna: il 27enne, infatti, aveva lasciato i suoi oggetti principali nel suo appartamento a Pisa, e dal computer è sparita ogni sorta di file. Un po’ assurdo per un ragazzo che a breve avrebbe dovuto conseguire la laurea, ed anche attorno a quello sono emerse delle verità che la famiglia non sapeva.
Questa vicenda assurda ha inizio una settimana fa quando Francesco è uscito dall’appartamento a Pisa dove viveva con i suoi coinquilini e non vi ha fatto mai più ritorno. In camera lascia tutto: portafoglio, cellulare, computer e occhiali da vista. Inizia l’angoscia dei genitori, che non riuscendo più a contattare il figlio lanciano un disperato appello: “Se qualcuno l’ha visto, mi contatti”.
Dopo giorni di speranze e dolore, purtroppo, l’esito è dei peggiori: Francesco è stato ritrovato senza vita dai carabinieri in un campo a San Giuliano Terme, nel pisano, ma non in un modo qualunque. Il suo corpo, infatti, era totalmente carbonizzato, e accanto ad esso, come riportato da Il Messaggero, più punti di innesco delle fiamme che gli hanno tolto la vita.
Per identificare il corpo martoriato è stata necessaria la comparazione del dna con i campioni biologici inviati dalla famiglia ai carabinieri. Dalla tac, invece, non emerge alcun trauma o alcune ferita antecedente alle fiamme.
L’ultimo contatto telefonico con la famiglia risale al 23 luglio. Tutto sembrava andare per il meglio: a Francesco mancava un esame prima di potersi laureare e appariva sereno. Quel giorno aveva detto alla famiglia che stava andando a correre. “Non riusciamo a capire – spiegava Antonino, il padre, durante i giorni della scomparsa – Sembra si stia parlando di qualcun altro. Mai avrei pensato che mio figlio potesse fare una cosa del genere, non è da lui, ragazzo serio e senza grilli per la testa”.
Attraverso l’utilizzo di cani da fiuto molecolare, le ultime tracce di Francesco portano alla stazione di San Rossore, non molto distante dal suo appartamento. Per la precisione, fino al binario 3. Da lì più nulla. “Con mia moglie, dopo aver perlustrato tutta Pisa, ci siamo spostati in comuni vicini per cercarlo”, ha dichiarato il padre. Che, purtroppo, ha dovuto scoprire il peggiore degli esiti.
Un evento inspiegabile, ma che va indubbiamente letto alla luce del vuoto che Francesco ha voluto lasciare dietro e attorno a sè.
Il pc nuovo, acquistato appena tre mesi prima, è stato totalmente ripulito da qualsiasi forma di file, ma non solo. Il cellulare lasciato in camera testimonia il tentativo del 27enne di eliminare tutte le recenti geolocalizzazioni.
Secondo quanto raccontato dalla famiglia, Francesco avrebbe detto ai genitori che stava attendendo l’esito dell’ultimo esame conseguito prima di fare la tesi per potersi laureare in ingegneria informatica: “ha detto che l’appello di laurea sarebbe iniziato il 27 luglio, ma quella data non risulta” aveva dichiarato il padre in preda allo sconfortato, prima di lanciare un appello che, purtroppo, il figlio non avrebbe mai ascoltato: “Qualsiasi cosa sia successa, tutto si sistema, torna a casa”.
Proprio qualche ora prima del ritrovamento del corpo carbonizzato del 27enne, sulla pagina Facebook Spotted Unipi, una ragazza aveva scritto una lettera anonima in risposto all’appello della scomparsa di Francesco: “Non ti conosco ma ho avuto il sospetto che sulla tua scomparsa c’entrasse l’università e sai perché? Perché ci sono passata anche io e tantissime volte avrei voluto lasciare tutto, perché mi sentivo così in difetto e una continua delusione per i miei genitori. Anche io studiavo ingegneria informatica e più che un corso di laurea per me era una sofferenza”.
Non sarebbe il primo caso di uno studente universitario che si toglie la vita per la troppa pressione psicologica o per aver mentito alla famiglia circa numero di esami e laurea imminente. Ma le modalità con le quali Francesco è deceduto fanno sì che gli investigatori vaglino ogni pista possibile.
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