Dall’Inghilterra una storia che commuove e ispira per il coraggio e l’amore che una nonna, Sengar Haydon, ha dimostrato di avere nei confronti del suo nipotino: ad ottobre, nel pieno della pandemia, si sottopone ad un intervento per donare una parte di fegato al nipote affetto da una rara condizione genetica.
Hudson Penning aveva solo 13 mesi, quando i dottori del London’s King’s College Hospital gli hanno diagnosticato la sindrome di Alagille, una rara condizione genetica che compromette la funzionalità del fegato. I dottori hanno dovuto dire a mamma Chelsea e papà Tom che al bambino rimaneva poco più di un anno di vita, a causa del progressivo deterioramento degli organi, ma non avevano fatto i conti con l’amore e il coraggio della nonna Sengar.
La donna, solo 55 anni, appena ha saputo la situazione del nipote, non ha esitato minimamente ad offrirsi volontaria per la donazione di una parte del suo fegato, sottoponendosi ad un intervento ‘semplice’, eppure molto invasivo e doloroso.
“Le abbiamo detto molte volte che non doveva fare quel sacrificio, ma non ha voluto sentire ragioni e si è detta subito disponibile. Non riusciamo ancora a crede a cosa ha fatto per noi“, ha detto l’ancora incredula, quanto grata, figlia Chelsea.
La donna, 55 anni e molto attenta alla salute fisica, si è infatti sottoposta ad un intervento molto invasivo: i medici le hanno dovuto tagliare dall’ombelico fino alle costole per prelevare un pezzo di fegato, in un intervento durato 3 ore, per poi effettuare il trapianto, altre 7 ore, nel piccolo Hudson, senza la certezza che il trapianto sarebbe riuscito. Tutto sotto gli occhi speranzosi s preoccupati di Chelsea e Tom: “Mia mamma è andata in ospedale senza aver bisogno di un intervento e ne ha affrontato uno molto doloroso e scomodo per salvare nostro figlio: per me è la madre migliore del mondo“.
L’operazione è avvenuta ad ottobre, nel momento clou della diffusione del Covid in Inghilterra, ma adesso sia il bambino che la nonna stanno bene e possono passeggiare tranquillamente per il parco.
“Non direi che è stata indolore. I medici vanno in profondità per prendere una fetta di fegato, però mi hanno dato molti antidolorifici e il ricovero è andato bene. Sono abbastanza in forma, faccio molto esercizio e mi mantengo attiva”.
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