L’assessore leghista si trova attualmente ai domiciliari dopo aver tolto la vita ad un marocchino 39enne. Chi è, la battaglia sulla legittima difesa (che diventa un caso politico) e l’intervento di Salvini
“Mi ha spinto ed è partito un colpo”: è così che Massimo Adriatici, assessore leghista del comune di Voghera, giustifica lo sparo partito dalla sua pistola che ha ucciso Youns Boussetaoui, un marocchino 39enne.
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Un fatto di cronaca gravissimo, ma che nel giro di poche ore si è inevitabilmente trasformato in uno scontro politico accesissimo. E se da Dem e pentastellati arriva la condanna, da parte di Salvini perviene un maldestro tentativo di difendere l’assessore che, a detta sua, praticava solo della legittima difesa.
Adriatici si è al momento sospeso dal ruolo di assessore comunale del comune di Voghera fino a quando non giungerà l’esito del “giudizio che lo vede indagato”.
Adriatici a Voghera è noto non solo in qualità di assessore ma per la sua professione di avvocato penalista e come titolare, dal 2011, di uno studio legale nel comune lombardo. Per una sorta di ironia della sorte (ma non troppo), Adriatici è assessore alla Sicurezza e Polizia Locale all’interno della giunta del sindaco Paola Garlaschelli.
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Oltre alla carriera forense sul profilo Facebook di Adriatici si legge che abbia svolto la carriera universitaria in qualità di “docente di diritto penale e procedura penale presso Scuola allievi agenti Polizia di Stato Alessandria” ed anche ex docente “a contratto di diritto processuale penale presso Università del Piemonte Orientale”.
L’Ateneo piemontese ha redatto una nota nella quale si precisa che l’avvocato non sia stato un vero e proprio docente strutturato, ma un “un collaboratore esterno del Dipartimento di Giurisprudenza e Scienze politiche, economiche e sociali fino al 2017”.
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Oltre alla professione forense e quella universitaria, Massimo Adriatici è stato anche poliziotto. Stando a quanto riportato da ‘LaPresse’, l’assessore è stato in ruolo dal 1995 al 2011, per poi ottenere la “qualifica di sovrintendente addetto al settore anticrimine, misure di prevenzione e servizi di Polizia Giudiziaria”.
Non è la prima volta che Adriatici si ritrova in una situazione simile. Già nel 2016, come riportato da La Repubblica, l’assessore si ritrovò a difendere il proprietario di un locale che, durante una violenta discussione, aveva ucciso un cliente sparandolo.
In un’intervista rilasciata a marzo 2018, Adriatici rilasciò delle dichiarazioni in merito all’utilizzo e alla detenzione delle armi: “L’uso di un’arma deve essere giustificato da un pericolo reale per la persona che la usa, per le sue proprietà o quelle altrui – affermò – Ma questo non significa farsi giustizia da soli. Sparare deve essere l’extrema ratio, l’ultima possibilità da mettere in atto se non ne esistono altre”.
Nel frattempo, invece di attendere, come è giusto che sia, l’esito dei lavoratori della magistratura che dovrà appurare le dinamiche che hanno portato l’assessore del carroccio a sparare, Salvini interviene sulla questione con un video pubblicato sui suoi profili social nel quale dichiara che “Prima di condannare una persona per bene che si è vista aggredita e avrebbe reagito – ho sentito che addirittura da sinistra, dal PD, si chiedono prese di distanza – aspettiamo la ricostruzione dei fatti“, afferma il leader del carroccio, che aggiunge poi “È stata legittima difesa. È partito un colpo che purtroppo ha ucciso un cittadino straniero che, secondo quanto trapela, è già noto in città e alle forze dell’ordine per violenze, aggressioni, addirittura atti osceni in luogo pubblico”.
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Che si tratti di legittima difesa non si ha ancora conferma, e sarebbe decisamente auspicabile, in questo momento, evitare riflessioni di sorta legittimando un uso delle armi che, a prescindere, sarebbe improprio dato che, anche chi ha il porto d’armi, può conservare la propria arma solo ed esclusivamente nella propria abitazione nell’apposita custodia e, non essendo più un poliziotto, non avrebbe motivo di detenere un’arma in un luogo pubblico.
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