Dal punto di vista lavorativo l’Italia è sempre stata in una situazione quantomeno instabile, soprattutto dal punto di vista del lavoro giovanile non ha mai presentato dati esaltanti (secondo gli ultimi dati presentati dall’Ocse il dato è salito da un livello già molto alto di 28,7%, raggiungendo il 33,8% nel gennaio 2021), così anche dal lato dell’elevato numero di disoccupati.
Quello che è emerso dall’ultima rivelazione dell’Inail (basata sui dati del 2020) è che questa crisi sembra non voler cessare.
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Infatti secondo la inchiesta annuale condotta dall’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro per quanto le aziende che lo scorso anno sono state controllate (parliamo di 7486 aziende censite) i numeri sono a dir poco preoccupanti – sotto ogni punto di vista.
A partire dai numeri relativi ai lavoratori in regola e quelli non regolarizzati: infatti il numero di regolari sono 41477, mentre gli irregolari 39354 e quelli in nero sono quasi 3000.
Un paradosso notare come il numero dei lavoratori messi in regola, sia quasi pari al numero dei lavoratori irregolari.
Il dato per quanto concerne le morti sul lavoro è ancora drammatico. L’anno scorso infatti c’è stato un incremento del 27,6% rispetto al 2019: in numeri assoluti si parla di 1538 morti sul lavoro contro i 1205 del 2019. L’aumento dei decessi sul lavoro è dovuto al Covid-19, questo dato copre circa un terzo dei decessi.
Altro dato molto importante (in senso negativo) è quello degli infortuni mortali sul lavoro, che sono stati quasi 800 con incremento del 13,3% rispetto al 2019 . Di questi 800 morti per infortunio sul lavoro 260 sono occorsi fuori dall’azienda .
Questi dati mostrano una lacuna nella tutela dei lavoratori davvero grave che riguarda non solo i lavoratori dipendenti, ma anche quelli autonomi (tra cui i rider).
In tal senso il Ministro del lavoro e delle politiche sociali Andrea Orlando ha sottolineato come sia “urgente una riforma” che “deve essere attuabile e sostenibile sui costi previdenziali”.
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