A tre giorni dalla morte dell’attore Libero De Rienzo, vincitore del David di Donatello nel 2002 come miglior attore non protagonista per il film “Santa Maradona”, si sono aperti diversi scenari, piuttosto drammatici circa le cause della morte.
Le cause potrebbero essere ricondotte a un mix letale di eroina e farmaci, anche se la conferma arriverà solo a seguito dell’esame autoptico che verrà eseguito presso il policlinico Gemelli.
Nell’appartamento dell’attore sono stati trovati mozziconi di sigarette, i residui di uno spinello e forti sedativi. A questo punto gli investigatori, mentre stanno attendendo il via libero alle indagini da parte del PM, hanno disposto di acquisire alcune telecamere presenti nella zona, questo in modo da risalire ai movimenti di De Rienzo e di eventuali altre persone.
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Arriva la conferma: la sostanza presente in casa di De Rienzo è eroina
Se in un primo momento la polvere simil biancastra ritrovata in casa dell’attore era stata confusa da molti come cocaina, dal RIS arriva ufficialmente la conferma, come riportato da La Repubblica e Il Corriere, che la sostanza “custodita nel cellophane” sia eroina. Dalle prime analisi è emerso che l’eroina fosse pura al 10%, e dunque che fosse stata tagliata con altre sostanze.
A supportare l’ipotesi, sviluppata in seguito, dell’eroina, ci sarebbe anche un post Instagram dell’attore dove si fa riferimento al caldo africano della Capitale e il commento “tanto vale accendersi un fuoco in bocca“. Commento che potrebbe ricondurre – se non alle sigarette – a una qualsiasi sostanza da fumare, che sia eroina, cannabis oppure anche il crack .
Molte le domande attorno alla morte: si attende l’autopsia
Le domande attorno alla morte dell’attore sono, indubbiamente, molte, soprattutto a seguito dei risultati delle analisi effettuate sulla polvere rinvenuta nell’appartamento dell’attore. Le risposte che si cercano potrebbero trovare soluzione, almeno parziale, nell’autopsia prevista per domani 20 luglio presso il policlinico Gemelli.
Un’altra questione rilevante è se De Rienzo fosse da solo al momento del malore che lo ha portato alla morte, oppure se fosse in compagnia. Qualora ci fosse stato qualcuno con lui, questo avrebbe potuto salvarlo chiamando i soccorsi. Ma questa eventuale persona potrebbe essere stato il pusher che gli ha fornito la sostanza, che in preda al panico si sarebbe dileguato.
Non ci sono però prove a supportare questa tesi, sebbene in molti scrivano dell’ipotesi (tra cui ‘Il Giornale’ – che parla di questa caccia al pusher).
Lo stesso vale per la testimonianza di un uomo che dice di aver visto l’attore di “Fortapàsc” in compagnia di uno “spacciatore africano o siriano“, poche ore prima del ritrovamento del corpo esanime.
Nella mattina di oggi la Procura darà l’ok per l’autopsia e per un primo tossicologico sul cadavere di De Rienzo.
Al momento l’unica certezza è rappresentata dal fascicolo aperto con l’ipotesi di morte in conseguenza di altro reato.
Fondamentale, infine, in vista della ricostruzione degli ultimi attimi di De Rienzo, il risultato della perizia informatica che si sta facendo sul suo telefono cellulare. L’obiettivo della procura romana è quello di comprendere, soprattutto, chi abbia fornito la sostanza potenzialmente fatale all’attore di Fortapàsc.