In questo anno e mezzo di pandemia di coronavirus abbiamo imparato a conoscere alcuni dei più importanti virologi italiani, che più di una volta hanno espresso posizioni differenti in merito all’emergenza sanitaria.
Tra questi c’è Massimo Galli, che ha compiuto 70 anni domenica scorsa e che si è confessato in una recentissima intervista rilasciata al quotidiano “La Verità”.
Il direttore del reparto di Malattie Infettive dell’Ospedale Sacco di Milano ha rivelato che il prossimo 1 novembre cesserà la sua attività di primario e professore universitario e potrà quindi godersi la pensione.
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Durante la chiacchierata, Massimo Galli ha risposto anche a domande che riguardavano la sua appartenenza politica, confermando di essere stato un “sessantottino”.
“Sono andato in piazza pure io a manifestare ma non ho niente da rimproverarmi, non ho sulla coscienza atti di violenza – ha detto Galli – Abbiamo imparato a confrontarci, a sostenere le nostre idee e le nostre posizioni. Per quanto mi riguarda, a occuparmi soprattutto di problemi e fenomeni sociali”.
“Renzi di sinistra? Mi pare una parola grossa”
Alla domanda precisa sulla sua posizione attuale, Galli risponde senza batter ciglio: “Assolutamente sì, sono ancora di sinistra”, afferma il primario. Essere di sinistra, per Galli, equivale ad avere “una visione dei problemi con un taglio sociale che deriva da un’impostazione ideologica ma anche da studi, per quanto mi riguarda”.
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Tuttavia, gli attuali esponenti della sinistra italiana non lo convincono molto, a cominciare da Matteo Renzi. “Definirlo un uomo di sinistra mi pare una parola abbastanza grossa, mentre Letta è una minestra riscaldata. La Boldrini la conosco poco”.
Infine, una “dedica” anche al Movimento 5 Stelle: “Sembrava un faro? A mio avviso non è mai stato più di una lampadina“.