A distanza di 27 anni dalla drammatica scomparsa di Massimo Troisi, il suo grande amico rivela il perché si erano allontanati.
In una recente intervista concessa al ‘Corriere della Sera‘, Lello Arena si è raccontato a 360°, parlando della sua infanzia, dell’inizio complicato della sua carriera e di come l’amicizia con Massimo Troisi ed Enzo Decaro gli abbia cambiato la vita e anche le prospettive di carriera. Insieme agli altri due attori comici, Lello Arena ha formato un trio chiamato ‘La Smorfia’ che fece successo al teatro e in televisione e che permise loro di arrivare persino al cinema.
Giunti agli anni del debutto nel mondo dello spettacolo, il racconto di Lello Arena si sofferma sul perché abbiano deciso di chiamarsi proprio in quel modo: “In verità, la nostra prima formazione si chiamava I Saraceni, ma quando venimmo a Roma, ci consigliarono di cambiare il nome. Ce ne voleva uno meno localizzato, più nazionale e legato al nostro mestiere. Nel lavoro dell’ attore la mimica facciale è fondamentale, da qui La Smorfia”.
L’attore comico racconta di come il lavoro con Enzo e Massimo venisse naturale, il segreto del loro successo e della loro chimica sul palco era legato al fatto che i tre si divertivano davvero e non c’era mai un momento che potesse essere definito forzato o costruito. A rompere quella sinergia ci ha pensato il destino, quando Massimo Troisi è stato chiamato nell’aldilà troppo presto e troppo giovane.
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Lello Arena ed il rimpianto su Massimo Troisi
Ricordando l’amico scomparso, Lello Arena ha gli occhi sognanti e lo descrive con parole di elogio: “Il mio più caro amico, una persona sensibile, delicata, una bella mente. Nelle sceneggiature lui mi assegnava il ruolo e poi ci lavoravamo assieme, con lui era un gioco continuo…”. Sebbene si volessero molto bene e fossero quasi sempre d’accordo, c’è stato anche un momento in cui tra loro c’è stato un forte screzio.
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A raccontarlo è sempre Lello Arena che spiega: “Ci fu un periodo di rottura sul set di un film “Le vie del Signore sono finite“. Dovevo interpretare un personaggio, un paralitico, poi affidato ad altro attore. Ne avrei dovuto fare un altro, ma la troupe insisteva che dovevo fare proprio quello e Massimo credette che fossi io a insistere per il ruolo, che tramassi alle sue spalle”. L’attore ci tiene a precisare che non era vero e che con pazienza e dedizione riuscì a ricucire il rapporto con l’amico prima che fosse troppo tardi, ciò nonostante ha un rammarico: “Averlo lasciato troppo solo”.