Dopo quasi due anni di pandemia, una pianificazione delle mosse future sembra ancora improbabile, per lo meno la coordinazione è parecchio difficile. Alla nota di Pfizer che comunicava la necessità di una terza dose per l’efficacia contro le varianti, rispondono in maniera decisa e intransigente le agenzie farmaceutiche statali: “troppo presto per decidere le nuove mosse”.
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La variante Delta incalza, e a ritmo preoccupante e c’è già chi pensa alla prossime mosse per contrastare l’ennesima ondata di una pandemia che ha sfiancato tutto e tutti.
Pfizer, azienda che ha dato per prima la speranza di un possibile ritorno alla normalità, mette in guardia circa una possibile terza dose per contrastare le varianti: venerdì 9 luglio, la casa farmaceutica ha diffuso una nota: “La protezione contro le forme più gravi della malattia resta alta nei primi sei mesi dopo la vaccinazione. Dopo questo periodo dobbiamo aspettarci un calo dell’efficacia contro i sintomi, considerando l’emergere di continue varianti”.
Un discorso che non va esteso anche agli altri sieri, poiché ovviamente Pfizer testa solo il suo, ma il ministero della Sanità in Israele sembra confermare la tesi: “l’effetto del siero si riduca dopo sei mesi”.
Entrambi gli enti sentono allora di poter concludere all’unisono: “Riteniamo che sia utile procedere a una terza somministrazione entro i 6-12 mesi dalla seconda dose, in modo da mantenere alto il livello di protezione”.
La casa farmaceutica allora, nonostante gli studi in corso, sembra volersi muovere anche molto celermente, se non fosse che FDA e Ema frenano categoricamente. Con un comunicato congiunto, cosa molto inusuale, firmato da Fda, Cdc, l’autorità federale che raccomanda le misure da adottare nelle emergenze sanitarie e dalla National Institutes of Health (Nih), l’istituto di ricerca guidato da Anthony Fauci, gli organi predisposi bocciano l’iniziativa di Pfizer.
Ecco il contenuto del comunicato: “Gli americani che hanno completato il ciclo di vaccinazione non hanno bisogno di una terza dose in questo momento. Noi continuiamo a seguire una rigorosa procedura scientifica per considerare se e quando potrebbe essere necessaria una terza somministrazione“.
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