Raffaella Carrà è stata madrina del World Pride 2017, eppure a chiederlo a lei, no sa il perché di tutta questa popolarità tra le fila dei ‘queer’. Dopo una carriera iconica e di riferimento soprattutto in certi ambienti, la regina della Tv Italiana non si spiega l’adorazione del mondo LGBTQ+.
Raffaella Carrà ha sicuramente colorato il grigiore dell’Italia degli anni 70 e si è imposta come personaggio culturale di riferimento per tutte le generazioni. Ma una fetta del suo pubblico è sicuramente rappresentata da gente ‘queer’, sebbene lei stessa non sapesse perché: “L’ho chiesto a un amico gay, direttore di una rivista in lingua spagnola: ‘Que te gusta de mi persona?‘. Lui mi ha guardato come se fossi una torta al cioccolato: ‘Todo’. La verità è che morirò senza saperlo. Sulla tomba lascerò scritto: ‘Perché sono piaciuta tanto ai gay?'”.
Il punto è che a tutti piaceva tutto di Raffaella Carrà: sarà stato il suo talento, la sua spontaneità, l’amore che traspariva da tutto ciò che faceva e il modo di rapportarsi agli altri.
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La sua leggerezza e la sua intraprendenza trovano radici nell’infanzia: “Mi hanno cresciuto due donne. Tre, contando la nurse inglese: severissima. Mia mamma Angela Iris fu una delle prime a separarsi nel dopoguerra. Non si risposò più. Nonna Andreina era rimasta vedova di un poliziotto originario di Caltanissetta che si chiamava Dell’Utri. Per addormentarmi mi cantava le arie d’opera, piene di disgrazie. E io: ‘Nonna, cantami qualcosa di allegro, diobono…'”.
Il papà era assente: separato dalla madre, aveva un caseificio, ma nessun senso della famiglia. Per un po’ Raffaella Carrà si è sentita in difetto per la mancanza di una figura maschile nella vita, “Mi vergognavo di non averla. E nascondevo la verità“, poi però della capacità a saper stare senza uomo ha fatto la sua forza. A Bologna, nel colleggio che frequentava: Amavo il lavoro dietro le quinte. Apparire non mi interessava. E neanche fidanzarmi. Al centro sperimentale di cinematografia uscivo solo con i gay. Quando in sala si faceva buio, loro non cercavano di tastarti…”
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Non era puritana, semplicemente aveva timore delle minacce del padre, sempre assente, “il babbo ogni tanto telefonava per chiedermi se ero ancora vergine, minacciando in caso contrario di togliermi da mia madre e dal centro sperimentale”, ma soprattutto aveva grande empatia verso gli omosessuali: “Mi facevano così tenerezza che dicevo alla mamma: perché non me li lasci portare tutti a vivere a casa nostra?“.
Tra i tutti, i più famosi sono sicuramente Luca Sabatelli e Corrado Colabucci “i due stilisti che mi hanno vestito. Luca era così simpatico, colto, intelligente”.
Ma non solo omossessuali. Diremmo che Raffaella Carrà è paladina pure dei transessuali, ma semplicemente era una donna di larghe vedute e un ancora più grande cuore: “Nessun giudizio. Né pregiudizio. Ma ti pare che un transessuale con due lauree non trovi lavoro solo perché è nato in un corpo di maschio sentendosi donna?”.
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