La ragazza di origine italo-marocchina, il nome di fantasia è Fatima, è in carcere dal lontano 20 giugno 2019 a Marrakech per un post pubblicato su Facebook ritenuto come offensivo nei confronti dell’islam. Ma nonostante Fatima abbia in tasca un passaporto italiano, il caso passa in sordina e da parte della politica, così come dei movimenti, il dibattito resta, di fatto, a zero
Patrick Zaki non è l’unico cittadino italiano arrestato all’estero per colpa di idee e considerazioni ritenute offensive nei confronti di governi o religioni. Fra questi c’è Fatima (che, precisiamo nuovamente, è un nome di fantasia), una ragazza italo-marocchina detenute nelle carceri di Marrakech dal lontano 20 giugno 2019.
Dal post all’arresto: la vicenda di Fatima
Era una diretta ironica, quella che ha commentato Fatima su Facebook, nella quale si faceva riferimento ad un versetto del Corano denominato “il versetto del whisky”. Un commento che, poi, ha cancellato subito dopo proprio per evitare che venisse frainteso.
Ma è stato troppo tardi. Neanche il tempo di eliminarlo che un’associazione religiosa ha subito sporto denuncia. Da lì, l’inferno. Arriva la condanna assurda: tre anni e mezzo. La famiglia di Fatima non si trova da qualche tempo a questa parte più in Italia. Si erano tutti trasferiti a Marsiglia, dove la ragazza italo-marocchina studiava.
La sentenza è venuta fuori in una sola settimana, e ha lasciato la sua famiglia di stucco. Il padre di Fatima, ieri, si è recato in Marocco dai parenti per cercare di comprendere cosa stia succedendo a sua figlia che, da due anni oramai, si ritrova invischiata in un sistema giudiziario-fondamentalista che non conosce pietà in tal senso.
Ora tocca alla diplomazia, ma la politica?
Adesso è compito della diplomazia italiana risolvere il problema, perché, come si diceva, quello di Fatima è un passaporto italiano. Il lavoro dei diplomatici è preciso, da quello che si apprende: a Rabat, infatti, gli incontri con la famiglia e l’avvocato sono frequenti, segno che, da questo punto di vista per lo meno, le cose non sono in totale impasse. Attualmente l’ambasciata ha fatto richiesta per poter accedere nel carcere in cui Fatima è rinchiusa da tempo.
Giornali dalle idee politiche ben definite quali Libero parlano di una totale assenza di voci politiche italiane sul tema, ad eccezione di un deputato della Lega, Massimiliano Capitano, concittadino di Fatima, che assieme alla sua famiglia risiedeva a Vimercate.
Ma per il resto, silenzio tombale. “Fatima è stata incriminata in base alle leggi locali per vilipendio alla religione, han fatto valere la sua cittadinanza marocchina. Ci adopereremo perché ottenga almeno i domiciliari”, ha dichiarato il deputato.
Non resta che mettersi nelle mani della diplomazia, nella speranza che, per lo meno, la politica recepisca e faccia sua la vicenda.