Il polverone sollevatosi dopo l’intervista di Selvaggia Lucarelli a Malika, la ragazza toscana ventiduenne cacciata dalla sua famiglia perché lesbica era inevitabile. Tutto comincia da una foto postata da Gaia Zorzi, sorella di Tommaso, mentre Malika è alla guida di una Mercedes ultimo modello. La domanda sorge spontanea, a chi appartiene quella macchina? A Malika, l’ha comprata con una parte dei soldi ricevuti dalle due raccolte fondi lanciate dalla cugina, Yasmine Atil, per potersi rifare una vita lontano dai suoi genitori.
La prima raccoglie 140.000 euro, la seconda parallela, creata da Carlo Tumino, solo 11.500 euro, ma la destinataria finale è sempre la cugina. A quel punto la Lucarelli chiede chiarimenti tramite l’agente/portavoce di Malika, Roberta.
Molti, infatti, cominciano a chiedersi, anche in malafede certamente, se quei soldi siano davvero serviti per migliorare la vita della ragazza toscana, ora residente a Milano, e anche quella di altri ragazzi abbandonati dalle loro famiglie perché omosessuali, oppure no. Insomma, la gente vuole sapere, o forse sarebbe meglio dire pretende una risposta; che fine hanno fatto le loro donazioni? Complice anche il clima polarizzante degli ultimi tempi, non c’è infatti una via di mezzo: o Malika è buona e ha bisogno di aiuto per le spese legali e lo psicologo oppure è un’approfittatrice cinica disposta a spendere quei soldi solo per soddisfare i propri capricci personali.
La confusione generata dalle parole della stessa ragazza, però non depongono a suo favore. Anche l’onorevole Laura Boldrini si è dissociata dalle dichiarazioni di Malika rispetto alla fondazione di un’associazione per persone discriminate. E sempre alla stessa Lucarelli, Malika avrebbe detto, in confidenza, di essersi voluta passare uno sfizio dettato dalla sua giovane età.
Oggi, però, in lungo post su Instagram, Malika torna a parlare per chiarire quanto accaduto nelle ultime ore: “Gli articoli che sono usciti tra ieri e oggi mi hanno fatto stare male, perché ricchi di cose non vere e raccontate male, forse, con lo scopo di farmi sembrare la persona che non sono, per quanto io voglia credere nella buona fede di chi sa ciò che ho passato – continua sempre su Instagram – Non ho comprato un auto di lusso a vostre spese, sono arrivata a Milano per ricostruire la mia vita e non avendo l’auto di cui necessitavo, ne ho preso una dando in permuta la mia.”
E sulla marca della vettura, specifica: “Si, l’auto è una Mercedes, mi permette di non restare a piedi in questi viaggi lunghi e che mi accompagni il più a lungo possibile.”
Dopo l’ammissione di “colpa”, però, Malika ci tiene a ringraziare chi l’ha sostenuta, promettendo soprattutto trasparenza, senza “filtri mediatici”. Una frecciatina alla Lucarelli che di certo non passerà inosservata.
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