La 400entista non potrà partecipare alle competizioni sportive a causa dell’inidoneità ormonale. L’atleta transgender, così come Lauren Hubbard, è stata sottoposta a regole rigidissime da parte del CIO, il Comitato Internazionale Olimpico, regole e parametri talmente serrati da rendere sterile qualsiasi polemica a riguardo, prima fra tutte quella di Giorgia Meloni
Se Laurel Hubbard, classe 1978, stata dichiarata idonea a competere alle olimpiadi femminili, classificandosi come la prima donna transgender a partecipare alla importantissima competizione sportiva, lo stesso non sarà per CeCe Telfer.
La runner transgender originaria della Giamaica non potrà prendere parte ai Trials, ossia le selezioni per far parte della squadra olimpica americana, a causa dei livelli troppo alti di testosterone.
La conferma arriva dall’associazione di atletica statunitense, la Usa Track e Field che, sulla scorta delle rigidissime linee guida del CIO, ha articolato un suo regolamento interno nel 2019, nel quale è stato stabilito che il livello di quell’ormone non dovesse essere superiore a cinque nanomoli per litro nei 12 mesi antecedenti alle competizioni sportive.
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Una notizia che arresta momentaneamente la corsa della Telfer, che tuttavia fa sapere tramite il suo manager, David McFarland, che continuerà ad allenarsi e che ha accettato con sportività la decisione dell’ente.
Regole rigidissime, quelle del CIO, come quelle dell’USA Track & Field (USATF). L’atleta, purtroppo, sebbene abbia soddisfatto gli standard di prestazione dal punto di vista sportivo per la disciplina degli ostacoli dei 400 metri femminili, non li ha dal punto di vista biologico.
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“A seguito della notifica di World Athletics del 17 giugno, secondo cui le condizioni non erano ancora state soddisfatte, l’Usatf ha fornito a CeCe i requisiti di idoneità e, insieme a World Athletics, l’opportunità di dimostrarla in modo che potesse competere per i Trials. La successiva notifica di World Athletics, datata 22 giugno, ha attestato che CeCe non è stata in grado di dimostrare la sua idoneità alla competizione“, si legge nella nota pubblicata dalla Usatf insieme alla World Athletics.
Discorso differente, invece, per l’atleta di origine neozelandese, che ha avuto il lasciapassare dal CIO, il quale ha monitorato per lungo tempo i livelli di testosterone dell’atleta che sono rimasti sotto la soglia consentita.
I monitoraggi sono costanti ed estremamente rigidi al fine di garantire che non vi sia alcuna forma di disparità fra gli atleti partecipanti. Ma se dal punto di vista tecnico, leggendo i dati, la questione risulta più che chiara, più caotica è quella sul piano politico, dove le polemiche si sprecano.
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Prima fra tutti Giorgia Meloni, che buona habitué qual è delle chiacchiere a vanvera, urla all’ingiustizia nei confronti delle altre atlete, sebbene come già ribadito sia tutto, altamente regolare, sia nell’esclusione della Telfer che nella partecipazione della Hubbard.
Era il 2015 quando la CIO pubblicò delle linee guida nelle quali veniva aperta la partecipazione alle competizioni sportive olimpioniche a qualsiasi atleta transgender, alla condizione, però, che i livelli di testosterone rimangano al di sotto di una soglia indicata dalle linee guida per almeno i 12 mesi antecedenti le gare.
Ma, come dice il detto, non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire, e la Meloni sembra aver perso totalmente l’udito (volontariamente).
In un post al vetriolo pubblicato sulla sua pagina Facebook, infatti, la leader di Fratelli d’Italia che grida al complotto contro le altre atlete: “Come si può consentire che una persona, con la forza e la stazza di un uomo, possa competere a livello sportivo con le donne? Ci schiereremo sempre contro questa ideologia volta ad eliminare le differenze e a renderci privi di qualsivoglia identità“, e mostrandosi stupita del fatto che nessuno si renda conto di tale, enorme, discriminazione verso le donne.
Una discriminazione, come già detto, del tutto inesistente, considerando i test rigidissimi a cui sono state sottoposte le atlete transgender come da linee guida del 2015. Al di là di ogni parere sulla questione LGBT, la questione è banalmente riconducibile alla comprensione testuale. Le linee guida della World Athletics si trovano con una facilità disarmante online, e le riportiamo qui per trasparenza –> WORLD ATHLETICS ELIGIBILITY REGULATIONS FOR TRANSGENDER ATHLETES.
L’ennesima polemica che si rivela come un buco nell’acqua ma che, ancora una volta, attira i commenti al vetriolo carichi di odio sotto il suo post, segno di una continua e ripetuta superficialità su argomenti rispetto ai quali nulla si è letto se non il titoletto clickbait pubblicato dalla Meloni.
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Non resta che stare a vedere quale sarà la performance della neozelandese, accusata di falsare la gara. Una discriminazione, come si è già detto, che la CIO ritiene inesistente, essendo stati monitorati per un intero anni i livelli ormonali dell’atleta che, di fatto, produce esclusivamente ormoni femminili come tutte le donne. Per CeCe, invece, il team della USAFT si augura che, in futuro, possa soddisfare i requisiti, sottolineando che: “Sosteniamo con tutto il cuore la sua partecipazione a eventi internazionali”.
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