E’ stata diramata una nota ufficiale della Santa Sede consegnata all’Ambasciata italiana in Vaticano dove si ritiene che la proposta di legge siglata Zan contro l’omotransfobia andrebbe a violare il Concordato del 1984.
In maniera molto clamorosa il Vaticano, che ultimamente sembrava aver preso posizioni un po’ più leggere in materia di omosessualità, si è schierato contro il Ddl Zan. Secondo la Santa Sede, infatti, ci sarebbero alcuni punti del decreto che violerebbero il Concordato.
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Non si era mai visto in questo modo che la Santa Sede arrivasse ad impugnare direttamente il Concordato Stato-Chiesa in maniera così decisa, soprattutto per quanto riguarda la legislazione italiana. Eppure, secondo quanto riportato dalla nota, ci sarebbero alcuni punti che “riducono la libertà garantita alla Chiesa cattolica“.
Quali sono questi commi che verrebbero violati dalla proposta di legge Zan? Secondo la nota sarebbero il comma 1 e il comma 2, rispettivamente quello che assicura alla Chiesa “libertà di organizzazione, di pubblico esercizio di culto, di esercizio del magistero e del ministero episcopale“ e quello che garantisce “ai cattolici e alle loro associazioni e organizzazioni la piena libertà di riunione e di manifestazione del pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”.
Ma per quale motivo secondo la Santa Sede questi due commi concordatari verrebbero violati? La motivazione è il fatto che ci sarebbe una negazione di libertà di organizzazione, che non esenta le scuole private dall’organizzare la giornata mondiale contro l’omotransfobia, istituita per legge.
Inoltre tale legge, a detta del Vaticano, andrebbe a minacciare se non a minare del tutto il pensiero libero dei cattolici.
La Santa Sede si era schierata contro il Ddl Zan già a giugno 2020
Ma non è la prima volta che la CEI si schiera contro il DDL Zan. Quest’ultima, infatti, si era già mossa nel giugno dell’anno scorso con una nota dove chiariva esserci “adeguati presidi con cui prevenire e reprimere ogni comportamento persecutorio“.
In una ulteriore nota della CEI si era chiarito come una legge che vuole combattere la discriminazione “non può e non deve perseguire l’obiettivo con l’intolleranza“.
Ora la palla passerà a Draghi, che però sembra non abbia ancora ricevuto all’attenzione la nota della Santa Sede.