Sebbene uno dei vanti dal M5S è quello di aver abolito la povertà grazie al reddito di cittadinanza, di cui oggi si torna nuovamente a parlare, i dati Istat sembrano confermare l’occorrenza opposta: nell’anno della pandemia in Italia cresce la povertà assoluta e, in maniera sorprendente, più al nord che al sud.
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I numeri allarmanti dell’ultima analisi
Il 7,7% del totale delle famiglie italiane sono “assolutamente povere“, con una crescita del 6,4% dal 2019, per un totale di quasi 6 milioni di persone.
Dopo un miglioramento nel 2019, il covid ha esacerbato i numeri della povertà assoluta, che ha raggiunto il livello del 2005, che inaugurò quella serie di anni nefasti, che poi sarebbero sfociati crisi del 2008.
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Il dato che stupisce è che a subire maggiormente gli effetti economici del Covid siano state le regioni del nord: il sud continua a contare più famiglie indigenti, ma nel nord la crescita è stata al nord, con un incremento del 7,6 %. Adesso il 47% delle famiglie in povertà assoluta abita al nord, per un totale di 2,5 milioni di individui.
A preoccupare anche la situazione dei giovani, che per l’11%, nella fascia di età tra i 18 e i 24 anni, sono purtroppo indigenti.
Peggioramento anche per le altre fasce di eta, ovvero fascia 35-64 anni e over 65.
Persone dietro i numeri
I numeri sono allarmanti perché non indicano solo numeri, ma rappresentano persone. L’analisi statistica informa che quasi 7 milioni di persone vivono in povertà assoluta, dove per povertà assoluta si intende una situazione di estrema indigenza, ovvero che non possono permettersi le spese essenziali e minime per condurre una vita accettabile.