La campagna di vaccinazione in Italia procede ormai a spron battuto, ma sul web (e non solo) prosegue il dibattito sull’efficacia dei vaccini e soprattutto sui possibili rischi causati dal siero AstraZeneca.
Proprio oggi, in prima pagina, la testata “Il Fatto Quotidiano” lancia l’allarme, pubblicando un anticipo dell’intervista alla biologa Valeria Poli che mette in guardia sull’utilizzo di AstraZeneca e Johnson & Johnson per i più giovani.
Per l’esperta, infatti, questi vaccini comportano un rischio di trombosi venosa trombocitopenica che può interessare una persona su 50.000. “Può verificarsi quindi in 4 casi ogni 100mila, tra gli under 55, soprattutto nelle donne, per motivi ancora non chiari – afferma la biologa Poli – Più la fascia di età si abbassa più aumenta la frequenza della VITT, che ha effetti potenzialmente letali, nel 25-30% dei casi”.
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L’esperta chiarisce che i più giovani vanno assolutamente vaccinati, ma è meglio puntare su vaccini a mrna come Pfizer e Moderna. “Se un giovane di 18 anni deve aspettare due settimane in più per vaccinarsi non succede nulla, non rischia di morire come un 80enne”, aggiunge la Poli.
Figliuolo: “Recepiremo le riflessioni degli scienziati”
La posizione degli scienziati e gli ultimi casi (tra cui anche una ragazza di 18 anni) stanno facendo riflettere il Comitato Tecnico Scientifico e il generale Francesco Figliuolo, commissario straordinario all’emergenza Covid-19.
Nell’intervista rilasciata a Rainews24, il coordinatore del Cts, Franco Locatelli, ha precisato che il vaccino AstraZeneca “è già preferenzialmente raccomandato per i soggetti sopra i 60 anni di età, perché il rapporto tra i benefici derivanti dalla vaccinazione ed eventuali rischi diventa incrementale con l’età e particolarmente favorevole sopra questa soglia”.
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“Sono sempre pronto a recepire qualsiasi riflessione che venga fatta in ambito ufficiale, quindi le raccomandazioni che poi daranno sono da applicare”, ha detto il generale Figliuolo.
Perplessità su AstraZeneca anche da parte di Massimo Galli, direttore di Malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano: “Se si può completare la campagna di vaccinazione con altri sieri, meglio evitarlo, soprattutto in determinate fasce d’età”.