Olga Arkhangelskaya, meglio conosciuta come la barbie umana di Odessa, è morta a soli 32 anni nella città di Odessa in Ucraina. A pagarle tributo è stata la sua amica, compagna di ‘prospettiva’ e di ideali estetici irrealizzabili, Valeriya Lukyanova. Secondo i media si è tolta la vita il 16 maggio, nella sua città natale.
Life in Plastic isn’t fantastic
Voleva essere una barbie, ma non era solo un bel visino. Olga Arkhangelskaya aveva studiato per essere una designer e si dilettava con la poesia, chi la conosceva la descrive con uno spiccato senso dell’umorismo. Valeriya, nel suo tributo, le dedica queste parole: “Lei era incredibilmente triste, e allo stesso tempo incredibilmente divertente, con un fine e semplicemente brillante senso dell’umorismo e sarcasmo. Lei era incredibilmente forte, eppure debole e sensibile“.
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Il motivo di tanta infelicità però, potrebbe essere stato proprio il confronto con l’amica di viaggio. Infatti a logorarla da dentro un senso di fallimento perché, nonostante i numerosi interventi, a raggiungere la fama, a ottenere nell’immaginario comune l’identificazione con la barbie non è stata lei, ma la sua amica. Lei è rimasta per tutti ‘la bambola di Odessa”.
Le due si sono conosciute circa dieci anni fa, ma Olga, pur condividendo lo stesso obiettivo di Valeriya, non ha mai avuto la sua celerità nel sottoporsi a interventi e per alterare il suo aspetto, interventi che però sono sempre stati negati.
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Un divario che si è allargato sempre di più da essere incolmabile, quasi quanto l’oceano. Infatti Valeriya ha saputo cavalcare l’onda ed è diventata celebre anche negli States e nel mondo occidentale, mentre Olga ha ‘ripiegato’ sulla poesia e sul suo lavoro di designer.
Gli ultimi versi di uno dei poemi, letti con il senno di poi, risuonano inoltre parecchio sinistri:
“Solo maggio resta, con il sole e l’erba
un bel giorno che diventerà il mio tramonto“.