Degli uomini in contesti differenti hanno deciso di indossare una gonna: le storie degli insegnanti spagnoli e dello studente scozzese.
Non è certo una novità che ci possano essere discriminazioni nelle scuole per la tipologia di vestiario che uno o più alunni indossano. Da quando non ci sono più le divise obbligatorie, infatti, uno dei primi classificatori sociali in un contesto scolastico sono i vestiti. Spesso incapaci di comprendere il male che può fare la discriminazione, i bambini fanno gruppo e se la prendono con i soggetti più deboli. Alla discriminazione economica, ultimamente, si è aggiunta quella sessuale. Sempre più spesso, infatti, i genitori tendono a lasciare liberi i bambini di vestirsi come vogliono, ma una scelta in controtendenza può portare gli altri alunni ad avere un atteggiamento ostile e vessatorio.
In questi casi ad intervenire devono essere gli insegnanti, i quali hanno il compito di educare gli alunni al rispetto della diversità e dell’essere umano. Un bell’esempio di presa di posizione da parte degli insegnanti è giunto dalla Spagna. Un bimbo della scuola elementare Virgen de Sacedon è stato preso di mira dai compagni di classe perché indossava una maglietta con il personaggio di un anime. I bambini lo hanno insultato e costretto a togliersi la maglietta.
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Trattandosi di un personaggio rivolto prevalentemente ad un pubblico di bambine, gli insegnanti hanno compreso che si è trattato di un attacco omofobo ed hanno deciso di sostenere il piccolo alunno andando in classe con una gonna. L’iniziativa dei due insegnanti, Manuel Ortega e Borja Velasquez è stata pubblicizzata sui social come un’adesione al movimento #Clothhavenogendere. Sull’accaduto i due insegnanti hanno dichiarato: “Una scuola che educa con rispetto, diversità, co-educazione e tolleranza. Vestitevi come volete, aderiamo alla campagna”.
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Una campagna iniziata lo scorso novembre a Bilbao, nel Pais Basco, da un insegnante che per la prima volta ha indossato una gonna a sostegno di un alunno preso di mira per aver indossato una gonna a scuola. Non solo la scuola lo ha espulso per il vestiario adottato, ma lo ha mandato da uno psicologo. L’insegnante, dunque, ha deciso di tutelare la libertà di scelta del piccolo alunno dando vita alla campagna: “20 anni fa ho subito delle persecuzioni e insulti a causa del mio orientamento sessuale nella scuola dove adesso insegno…molti degli insegnanti si giravano dall’altra parte. Io voglio sposare la causa dello studente, Mikel, che è stato espulso e mandato da uno psicologo per aver indossato una gonna in classe”.
In Scozia vedere un uomo con indosso una gonna non stupisce più di tanto. Il kilt è un abito tradizionale del Paese, anche se al giorno d’oggi è più un abito cerimoniale e nella vita di tutti i giorni gli uomini indossano solitamente i pantaloni. Tuttavia ci sono casi in cui indossare una gonna può ancora essere uno strumento utile a vincere una battaglia “sociale”. Il 16enne Shane Richardson ha chiesto alla sorella Lexi di farsi prestare una gonna per poterla indossare a scuola.
Una decisione presa dopo che lui ed altri 12 alunni erano stati sospesi dalla scuola per essere arrivati in shorts. Nelle regole scolastiche, infatti, è previsto che si possano indossare solo pantaloni o gonne. A causa del caldo, però, gli studenti avevano disobbedito al codice scolastico per poter soffrire meno tra i banchi. Quando è stato sospeso, Shane ha quindi deciso di indossare la gonna come da regolamento e nessuno ha potuto dirgli nulla.
La sua protesta è diventata virale e la scuola alla fine ha deciso di rivedere la regola sui calzoncini per permettere agli studenti maschi di indossare per necessità gli shorts. La madre del ragazzo, Hailey, ha appoggiato la protesta del figlio, definendo la regola d’abbigliamento dell’istituto “Ridicola”. La donna ha aggiunto: “Come Shane e altri 12 ragazzi, anche alcune ragazze sono state mandate a casa perché indossavano gli shorts. Fuori si sudava, quindi non poter indossare degli shorts è ridicolo”.
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