Un pensiero condiviso, benché poco condivisibile. L’autore del video, diventato virale, sebbene virali siano pure le critiche, afferma l’inutilità delle materie ‘umanitarie’. Sarebbe facile rivendicare l’importanza di lettere nella formazione personale, ma il ragazzo non ha fatto altro che esplicitare, in forma sgrammatica, quello che in molti pensano, sbagliando.
Chiedersi a cosa servono le materie umaniste è essenzialmente la stessa cosa del chiedersi a che serve un essere umano. Per quanto possa sembrare una domanda suggestiva, dobbiamo avvederci della possibilità della risposta e dell’opportunità dello stesso quesito: è una domanda legittima o un problema mal posto, dunque senza soluzione?
Il verbo servire non può che rimandare alla sfera semantica dell’utilità con tutti gli annessi teorici e pratici che ne conseguono. Prima a cosa serve un essere umano, bisogna chiedersi se in verità l’essere umano può essere ridotto a cosa, a oggetto, valutabile per la sua funzionalità e nella sua efficienza nel compiere una data azione.
Sarebbe utopico affermare che gli uomini non sono cose, o per lo meno trattati alla stregua di cose, perché in effetti la logica fagocitante del mondo occidentale e capitalista misura tutto in base a consumo, prestazioni ed efficienza.
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Se è vero, che più di parlare di verità bisognerebbe parlare di fattualità, le materie umanistiche sono un po’ ‘fuori mercato’, non è detto che sia un trattamento giusto o, per usare la stessa logica del mercato, ‘proficuo’.
Le materie umanistiche non sono utili, non sono una conoscenza accessoria che migliora la qualità della vita, come le innovazioni della tecnica, che qui non si vuole denigrare, ma sono espressioni della vita stessa e come tali, pur ammettendo la loro insensatezza in un’ottica eccessivamente nichilista, necessarie.
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Si potrebbero scrivere fiumi e fiumi di parole sulla necessità di ogni materia umanistica, però magari esempi tratti dall’esperienza quotidiana sono più intuitivi e più d’impatto: ché oggi non c’è nessuno che dubita della necessità della psicologia dopo l’impatto catastrofico che il lockdown ha avuto sul nostro sentire, sul nostro relazionarci agli altri e al mondo.
Ché è evidente l’effetto che una certa forma di comunicazione e trasmissione delle notizie può avere o meno (si veda come il modo di trasmettere le notizie riguardo al vaccino AstraZeneca hanno alterato la percezione collettiva nei confronti del vaccino stesso, tanto che nessuno si può dire sia stato privo di suggestioni o di un minimo di timore); ché è evidente la meraviglia e il progresso che rappresentano gli assistenti vocali e le intelligenze artificiali di cui facciamo uso ogni giorno, Siri, Cortana, Alexa sono esempi mainstream, sebbene un po’ più oscuro sia il ruolo fondamentale che i linguisti hanno nello sviluppo di certi ritrovati della tecnica.
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