Gesù Cristo per alcuni è il Salvatore, per altri no, ma quasi per tutto è la figura storica che scandisce, letteralmente, il nostro tempo.
Dall’anno 0, anno della sua nascita, si è incominciato a tener traccia del tempo, ma lo stesso Vaticano ha ammesso che ci sono stati errori di calcolo.
C’è un A.C e un D.C ed è davvero paradossale che lo stesso Cristo possa essere nato nel 3 A.C.
Eppure per quanto possa sembrare ridicolo, è molto plausibile ci siano stati errori di calcolo per determinare le coordinate di vita di Gesù di Nazareth. I vangeli infatti non contengono indicazioni temporali precise e la ricostruzione della vita di Gesù è stato un lavoro filologico minuzioso.
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L’errore, umano, avrebbe anche un colpevole accertato: sarebbe Dionigi il Piccolo, colui che decise di calcolare il tempo a partire dalla data di nascita del figlio di Dio e non da date certe, come la nascita di Roma.
A ‘condannarlo’ è stato lo stesso Vaticano, nella figura di Papa Giovanni Paolo II, che il 14 Gennaio 1987, ammise: “Per quanto riguarda la data precisa della nascita di Gesù, i pareri degli esperti non sono concordi. Si ammette comunemente che il monaco Dionigi il Piccolo sia caduto in errore”.
L’errore sarebbe nato da un traduzione impropria dal greco antico. Una delle poche indicazioni temporali infatti è contenuta nel Vangelo di Giovanni, che cita: “Nel quindicesimo anno di governo di Tiberio Cesare”. Il monaco avrebbe tradotto l’espressione ‘archómenos hosèi etôn triákonta’ con un’esattezza che invece era sbagliata.
Triákonta in greco vuol dire sulla trentina e non trent’anni. Da qui quella serie di calcoli errati che oggi rendono sbagliata addirittura le nostre date di nascita.
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Secondo una ricostruzione certosina, che non potrà mai essere certa in assoluto, Gesù sarebbe nato nel 6 circa A.C, non essendo stato ucciso per mano del decreto di Erode emanato nel 4, e di conseguenza sarebbe morto intorno a 37 anni, nell’anno 30 D.C.
Per quanto riguarda la data di nascita, il 25 Dicembre, è risaputo che è stata assunta quella data per ‘coprire’ una vecchia festività pagana, il ‘sol invictus’, ovvero le celebrazioni per l’equinozio d’inverno.
Per il resto, circa la sua reale esistenza, ci affidiamo a Barbero
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