Una donna britannica ha prima dato fuoco al suo appartamento, quindi si è seduta a guardare le fiamme fumando una sigaretta.
La vita dei condomini di un palazzo di Hull (Inghilterra) è stata messa in pericolo dalle voci nella testa di una delle inquiline. La donna, Nadine Winstanley, è stata arrestata per aver appiccato volontariamente l’incendio ed ora si trova sotto processo. L’accaduto si è verificato la notte del 7 gennaio, due giorni dopo che il governo britannico ha imposto il secondo lockdown generalizzato. Secondo quanto apprendiamo dai tabloid britannici, Nadine quella notte ha cominciato a bruciare con un accendino tutta la carta che c’era in casa ed anche un giocattolo di pezza per far sì che tutto l’appartamento prendesse fuoco. Una volta compreso che l’incendio stava divampando, la donna si è seduta in una sedia ad osservare il fuoco.
La tragedia è stata evitata dalla prontezza di riflessi di una donna che in quel momento si trovava nei pressi del palazzo ed ha sentito il suono di un allarme antincendio. Preoccupata, si è avvicinata al blocco di abitazioni ed ha notato che delle fiamme divampavano all’interno di un appartamento. Così ha cominciato a citofonare a tutti e ad avvertirli che dovevano lasciare il palazzo prima che l’incendio diventasse letale. La donna ha contattato anche Nadine, ma questa le ha detto che non si sarebbe mossa dalla sua abitazione.
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Quando i vigili del fuoco sono arrivati sulla scena hanno cercato di convincere la donna ad uscire, ma questa non voleva sentire ragioni. Così si sono trovati costretti a spaccare il vetro della finestra per entrare nel suo appartamento e tirarla fuori da quella situazione. Una volta portata fuori dai vigili, la donna ha ammesso di aver appiccato l’incendio volontariamente. Oggi, nel corso dell’udienza per stabilire come punire il reato commesso, il legale difensore ha spiegato al giudice: “Stava attraversando un periodo complesso e sentiva delle voci nella testa. Un assistente sociale stava cercando di fornirle un sostegno, ma a causa del lockdown non c’era nessuno disponibile”.
Una perizia psicologica ha confermato lo stato confusionale in cui versava e versa tutt’ora la donna ed il giudice si è visto costretto a richiedere un periodo di detenzione: “Rilasciarti non sarebbe una scelta sicura. Il tuo rischio è inimmaginabile e con questo intendo che c’è un’elevata probabilità che tu commetta dei reati. Sebbene il danno causato sia stato minimo, la verità è che sarebbe potuto essere di gran lunga maggiore. C’è stato il rischio che gli inquilini degli altri appartamenti venissero feriti o peggio uccisi. Date le circostanze mi vedo costretto a richiedere l’immediata detenzione”. Nadine è stata condannata a 32 mesi di carcere.
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