Come sta Silvio Berlusconi? Le parole del procuratore aggiunto preoccupano

“Le pluripatologie fisiche non hanno possibilità di recupero, perché sono cronicizzate, così come ci sono state descritte, e le patologie, faccio presente che delle tre espresse una è psicologica e l’altra è psichiatrica-neurologica, danno un quadro che merita attenzione”.

Sono parole preoccupanti, quelle del procuratore aggiunto Tiziana Siciliano durante il processo Ruby Ter.

Il processo vede Berlusconi a giudizio con il musicista Mariano Apicella (di cui vi presentiamo di seguito un video in cui appaiono assieme, quando erano giovani e in forma) per la presunta corruzione di quest’ultimo legata alla falsa testimonianza in merito alle note “cene eleganti” di Arcore.

Le parole di Tiziana Siciliano fanno eco a quelle del giudice Anna Maria Pazienza: “È pervenuta un’Istanza di rinvio per legittimo impedimento. Qua si dice che la situazione è altamente compromessa, allo stato attuale è assoluta l’impossibilità di comparire e si parla di un generale decadimento del quadro fisico-psichico già valutato nella precedente visita”.

E c’è quindi preoccupazione circa le condizioni di salute di colui il quale è stato il deus ex machina del centrodestra italiano per oltre un ventennio.

Berlusconi non sta bene: è il momento di farsi definitivamente da parte?

Silvio Berlusconi (dicevamo per un ventennio, ma in realtà lo è stato per ben più tempo) è stato l’Italia.

Ha creato l’Italiano con le sue tv, trasformando frattanto il mezzo televisivo – costringendo anche la Rai ad un cambio di mentalità nella programmazione.

Un po’ come il servizio pubblico fu fondamentale per rendere popolare l’Italiano come lingua, così Silvio Berlusconi ha fatto sì che l’Italiano (inteso come abitante) diventasse quello che è oggi.

Non è un male necessariamente, per certo non è un bene.

Ci hanno scritto e ci si potrebbero scrivere libri al riguardo e quindi non scenderemo troppo nel dettaglio di come Silvio ci abbia plasmato, mostrandoci donnine più o meno in déshabillé, strass e paillette.

Né di come abbia distrutto la sinistra, agendo in due sensi:

da un lato, a forza di parlare di comunisti (immaginari) tutti gli appartenenti alla scena politica tricolore hanno fatto il possibile per apparire sempre meno comunisti.

E ora siamo tutti così poco comunisti che inorridiamo davanti all’idea di (quel noto comunista di) Letta di dare una dote ai 18enni con i soldi di quell’1% dei contribuenti con un patrimonio da un minimo di un milione di euro a oltre i 5 milioni di euro.

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Un orrore tale che sono stati scritti articoli ad hoc per spiegare che è una tassa che non ha senso, dando vita a polemicucce (sic) francamente insensate, davanti a quella che è una remota ipotesi per altro resa ancor più remota dall’attuale presidente del Consiglio.

E oltre ad averci reso tutti meno comunisti (chi più chi meno, giacché molti non lo erano già da principio) Silvio Berlusconi è riuscito a trasformarsi nell’Elefante lakoffiano, facendo dimenticare a chi comunista lo era, cosa significasse esserlo.

Anni di antiberlusconismo militante, con tutti i pensieri e tutte le forze rivolte contro Lui, come personaggio cui opporsi e l’impossibilità di pensare ad una società altra, che non fosse quella fatta di strass e paillette (che comunque hanno un loro fascino, come le donnine in déshabillé, per carità).

E adesso?

E adesso credo che – oltre a quello dei magistrati – sia il caso di lasciare Silvio Berlusconi, cui auguriamo in piena salute, al giudizio della storia.

Voltare pagina e ricordarci di non pensare più all’Elefante, che si chiami Matteo Salvini o Giorgia Meloni.

R.D.V.

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