Le esecuzioni più bizzarre della storia: dall’acqua bollente allo schiacciamento con pietre ed elefanti

Domani ricorrerà il 320esimo anniversario della condanna a morte del famigerato capitano pirata William Kidd.

Il 23 maggio 1701, il 47enne venne impiccato a Londra e lasciato senza vita sul Tamigi per farlo travolgere dalle maree come punizione simbolica.

Come ricorda il Daily Star, in passato non erano rare le esecuzioni “particolari”, spesso effettuate proprio come atto simbolico.

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Nel 1531 il cuoco Richard Roose fu ritenuto colpevole di aver ucciso due persone con del cibo avvelenato mentre tentava (senza successo) di assassinare il vescovo di Rochester.

Il re Enrico VIII introdusse una nuova punizione speciale per gli avvelenatori, ovvero l’essere bolliti vivi. Roose fu quindi immerso in una vasca di acqua bollente.

Un’altra punizione londinese dell’epoca consisteva nel legare gli imputati e posizionare sul loro corpo pietre pesantissime, finchè non morivano o si dichiaravano colpevoli.

Dalla “morte per mille tagli” all’uso degli elefanti

L’imperatore romano Caligola amava invece far segare i criminali a metà, mentre in Cina la lenta “morte per mille tagli” o “lingchi” è stata un vero metodo di esecuzione fino al 1905.

Gli antichi greci a volte bloccavano i trasgressori della legge all’interno di un’enorme statua in bronzo, per poi accendere un fuoco sotto in modo che il loro destino fosse quello di essere arsi vivi.

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Nel XVI secolo era invece diffusa la pratica che voleva il malfattore legato alla bocca di un cannone, che veniva poi sparato. Veniva utilizzato dalle forze britanniche per giustiziare i ribelli dopo l’ammutinamento indiano del 1857.

Infine, nel passato anche gli elefanti venivano usati per schiacciare a morte i criminali in alcune parti dell’Asia.

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