Gli alunni delle scuole polacche riceveranno come insegnamento che l’Unione Europea è “un’entità illegale”.
Ad affermarlo è il ministro dell’Istruzione polacco, Przemysław Czarnek, che ritiene opportuno che i corsi di storia si concentrino maggiormente sull’insegnamento “dell’orgoglio nel passato della Polonia” piuttosto che su quella che senza mezzi termini definisce “vergogna”.
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Intervistato da Radio Wroclaw, Czarnek ha risposto in merito ad alcune domande sul nuovo programma del governo “Polish Deal”, presentato lo scorso sabato. Oltre a rafforzare la spesa sociale e introdurre un sistema fiscale più progressivo, il piano contiene anche elementi intesi a rafforzare l’identità polacca, tra cui un maggiore insegnamento della storia del Paese nelle scuole.
Il ministro ha quindi affermato che il maggior numero di ore dedicate all’argomento consentirebbe di insegnare la storia fino al XXI secolo, includendo quindi anche “l’accesso e il funzionamento della Polonia all’interno dell’Unione Europea e l’evoluzione dell’UE da entità legale a entità illegale, perché oggi – sottolinea Czarnek – è un’entità illegale che non aderisce al proprio quadro giuridico”.
Il governo nazional-conservatore polacco, guidato dal partito Legge e Giustizia (PiS), si è ripetutamente scontrato con Bruxelles su una serie di questioni, tra cui lo Stato di diritto, l’immigrazione e le questioni ambientali.
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La Commissione europea ha accusato la Polonia di violare il diritto dell’UE e ha avviato una serie di cause presso la Corte di giustizia europea. Tuttavia, il governo polacco lamenta di dover sottostare a norme che gli Stati membri occidentali possono invece violare, come riporta anche il sito NotesfromPoland.
Senza giri di parole, Czarnek ha affermato che la Polonia “deve mettere finalmente fine alla pedagogia della vergogna”. Quest’ultimo termine è spesso usato dal PiS e dal suo leader, Jarosław Kaczyński, per descrivere ciò che sostengono sia stata un’attenzione sproporzionata agli aspetti negativi della storia polacca, utilizzata con l’obiettivo di ostacolare lo sviluppo dell’orgoglio nazionale.
Le scuole, secondo il ministro, dovrebbero invece promuovere una “pedagogia dell’orgoglio, come ogni paese normale in Europa e nel mondo”, senza dimenticare i “momenti brutti” del passato.
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