Viene scambiato per spacciatore in seguito ad alcune intercettazioni telefoniche: la storia di Mario Tirozzi ha dell’incredibile.
Dalle pagine di Dagospia emerge una storia giudiziaria che ha dell’incredibile: Mario Tirozzi, fioraio del casertano viene scambiato per uno spacciatore, viene processato e condannato a 7 anni di carcere senza che vi fossero prove concrete a supporto della sua condanna. Tutto è cominciato il 28 settembre del 2015, quando scatta l’operazione per bloccare un traffico illecito gestito da un’azienda che come attività di copertura si occupava di vendere fiori e piante ai fiorai della zona.
Tra i vari accusati c’è anche Mario Tirozzi, un uomo che all’epoca viveva ancora in casa dei genitori a Caserta e che quella notte si è visto recapitare l’ordinanza di custodia cautelare dai Carabinieri. Quando l’uomo lesse il capo d’accusa rimase di stucco: traffico internazionale di stupefacenti. Mario con quell’azienda aveva fatto degli accordi commerciali riguardanti la sua attività, dunque per forza di cose aveva parlato anche di denaro in cambio della merce. Tuttavia il pm era convinto che il fioraio fosse a conoscenza dei traffici illeciti e che quelle chiamate fossero la prova che anche lui era coinvolto.
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Mario Tirozzi, il fioraio scambiato per spacciatore che ha fatto 21 mesi di carcere ingiustamente
Intervistato da Errori Giudiziari. com, Tirozzi racconta le accuse a suo carico: “Si basava sul principio per cui non potevo non sapere. Risultavano alcune intercettazioni telefoniche e ambientali con le segretarie di un’azienda di Latina che fornisce piante e fiori, in cui parlo di pagamenti e soldi. Qualcosa di ovvio per un imprenditore del settore come me, e invece gli investigatori dicevano che non potevo non sapere che quei soldi finivano in obiettivi illeciti, un’attività parallela fuori legge”.
Il fioraio ovviamente si professa innocente al successivo processo, al quale inizialmente viene accusato anche di ricettazione. Accusa che in fase di requisitoria viene ritirata con il magistrato che ammette di aver commesso un errore. Sembra il segnale che alla fine di quel processo tutto vada per il meglio, ma invece Tirozzi viene condannato a 7 anni di carcere. Dopo la condanna il fioraio chiede gli arresti domiciliari per poter assistere il padre malato, richiesta che viene respinta diverse volte prima di essere concessa.
L’uomo passerà in carcere 21 mesi, finché al processo d’appello cadono tutte le accuse a suo carico e viene finalmente riconosciuto innocente. Nel frattempo, però, la sua vita va in frantumi: i fornitori e i clienti lo hanno abbandonato, l’azienda è finita in liquidazione e il danno psicologico causato da tutta questa vicenda è incalcolabile.