Abbiamo scritto in diverse occasioni della drammatica situazione che sta vivendo l’India a causa della seconda ondata di contagi da coronavirus che sta travolgendo il Paese.
Negli ultimi sette giorni la media è di 4000 morti al giorno (si tratta di numeri mai verificatisi in precedenza, ma bisogna sempre considerare che si tratta di una popolazione da 1 miliardo e 300 milioni di persone) e sono tante le storie drammatiche che giungono dal paese dell’Asia Meridionale.
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Una di queste drammatiche vicende viene riportata da India Today e riguarda una donna di Bhagalpur, capoluogo dello stato federato del Bihar.
Dopo aver lottato per un mese per mantenere in vita il marito, l’uomo è morto.
Ma ciò che rende la vicenda ancor più drammatica è che in un video – ampiamente condiviso sui social media e che vi proponiamo di seguito – la donna ha denunciato di essere stata molestata sessualmente dal personale di un ospedale del Bihar, mentre lottava per la vita del marito.
नीतीश जी
इस बहन को न्याय दो, इनके पति कोरोना से दम तोड़ रहे थे, वासना के वहशी दरिंदे इनके साथ छेड़खानी कर रहे थे।
भागलपुर के ग्लोकल हॉस्पिटल का कंपाउंडर ज्योति कुमार और राजेश्वर हॉस्पिटल के डॉ अखिलेश को गिरफ्तार कर स्पीडी ट्रायल चला फांसी दो। मैं तो इन दोनों को सजा दिलाऊंगा! pic.twitter.com/Y2xLsklU0G
— Pappu Yadav (@pappuyadavjapl) May 10, 2021
La donna ha inoltre accusato i medici, colpevoli – a suo dire – di vendere ossigeno in nero (al prezzo di 50.000 rupie – 500 euro – a bombola), ma non solo:
dapprima i medici avrebbero dapprima sottovalutato la malattia del marito (con due tamponi negativi ma con una grave infezione ai polmoni) per poi scomparire del tutto nel momento in cui sarebbe stato necessario curarlo.
Gli sarebbe inoltre stata negata l’acqua e sarebbero giunte le atroci molestie, avvenute mentre si trovava aparlare col marito malato.
Questo il drammatico racconto:
“Mia madre ha iniziato a gridare. Mi sono voltata. Lui (un inserviente dell’ospedale, ndr) sorrideva con la mano sulla mia vita. Ho strappato la dupatta (la classica veste indiana, ndr), ma non ho potuto dire niente perché avevo paura.”
Le condizioni dell’uomo sarebbero quindi peggiorate ma il personale medico non avrebbe fatto nulla per salvarlo, anzi: si sarebbe rifiutato di dargli l’ossigeno, per poi spegnere le luci nelle stanze dei pazienti e non intervenire anche se le persone si trovavano a morire (drammatico il dettaglio raccontato: i medici avrebbero tranquillamente guardato film sui loro telefoni cellulari in quei drammatici momenti).