Se si pensava che i funerali del Principe consorte Filippo potesse essere l’occasione per seppellire l’ascia di guerra, per ricomporre lo scisma tra Harry e il resto della royal family, l’ultima intervista del principe prodigo sembra far presagire proprio il contrario.
Con le ultime parole rilasciata a Dax Shepard, nel podcast della trasmissione ‘Armchair Expert’, il principe Harry condivide dettagli sulla sua infanzia e ovviamente le frecciatine sono state numerose.
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Mentre i curiosi di tutto il mondo si interrogano, tal volta scommettono, sul nome che avrà la sorellina di Archie, Harry condivide informazioni succulente che per non un po’ placheranno la smania di sapere.
Sono rivelazioni circa la sua infanzia, che non sono lusinghiere nei confronti di chi si è preso cura di lui: “La mia vita a Corte è stata un po’ come quella di Jim Carrey nel The Truman Show”.
Una farsa, un programma per l’altrui ludibrio. Lui invece un pupazzo da proteggere, da escludere dal mondo reale: “La mia vita è come un mix tra il Truman Show e il vivere uno zoo”.
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Non sono parche di risentimento le dichiarazioni del principe, che sembra aver sofferto troppo il ruolo pubblico in cui non ha deciso di nascere. Troppo imposizioni, troppa ipocrisia, troppe sceneggiate per mantenere una compostezza che era conforto per i sudditi di sua maestà e che era una maschera che lo faceva sentire forte:
“Da bambino, quando stavo male, facevo finta di sentirmi bene. L’odio è per chi vive un dolore irrisolto. Quando sei sconvolto da qualcosa e non stai bene, vai a cercare aiuto. Io, come tutti, cercavo di mascherare ciò che provavo realmente, fingendo di sentirmi bene. Ho rifiutato i sentimenti”.
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Harry sembra voler fuggire il passato, costruendo un presente lontano, spazialmente e sentimentalmente dalla vecchia e fredda Londra. Harry sembra non rimpiangere il volontario esilio in California né la compagnia della sua nuova famiglia.
Più libertà, meno doveri, meno formalità. Oggi Harry si gode la vita da papà e non rimpiange quella da principe:
“Ora stiamo bene insieme dove siamo. Vivendo qui negli Stati Uniti ora posso alzare la testa e realmente mi sento diverso. Posso finalmente camminare sentendomi un po’ più libero. Qui posso portare Archie sul retro della bicicletta, dove vivevo prima non avevo la possibilità di farlo liberamente”.
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