A distanza di otto anni da quella terribile notte in cui il giovane palermitano morì, potrebbe essere finalmente arrivato il punto di svolta: la famiglia, infatti, ha scoperto chi entrava negli account di Mario dopo la morte, la stessa persona che era con lui quella sera
Dopo otto, lunghissimi anni, la famiglia di Mario Biondo, il 30enne di origini palermitane trovato senza vita in circostanza misteriose nel suo appartamento a Madrid il 30 maggio 2013, potrebbe finalmente avere giustizia.
Avevamo parlato di Mario in questo articolo che vi riportiamo sotto con il leggi anche, nel quale abbiamo tentato in estrema sintesi di raccontarvi quello che accadde quella notte.
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Una notte attorno alla quale, fino ad oggi, vi sono stati troppi misteri e incongruenze. Per la famiglia e non solo, infatti, impossibile che si trattasse di suicidio, come inizialmente si era voluto far credere posizionando appositamente il corpo senza di vita del cameraman 30enne con un foulard avvolto in malo modo attorno al collo.
ATTENZIONE: L’IMMAGINE CHE SEGUE POTREBBE TURBARE LA VOSTRA SENSIBILITA’
Tantissimi gli errori da parte delle procure, tanto di quella spagnola quanto di quella italiana, fra autopsie errate, insabbiamenti e perizie informatiche lette alla buona.
Le indagini vertono attorno all’ipotesi che Mario, quella tragica notte, sia stato ucciso. Ma chi si trovava con lui, dato che dalle analisi informatiche risultano connessi al loro wi fi telefoni differenti? E chi è che dopo la sua morte ha continuato ad accedere ai suoi social newtork?
E’ proprio in merito a questi aspetti che ci sono delle assolute novità sul caso che potrebbero, finalmente, condurre ad una svolta giudiziaria. La famiglia, per scoprire chi fosse presente al momento della morte di Mario (visti i dispositivi connessi nell’appartamento), si è affidata ad un’azienda di consulenti tecnici italo americani, la ‘Emme Team’, che ha svolto delle perizie di parte.
Come dichiarato da Santina, la madre di Mario, a ‘Storie Italiane’, le novità chi sono e sono a dir poco importanti:
“La novità prima di comunicarlo ai giornalisti l’abbiamo presentata alla Procura generale. All’interno di questa relazione è stata individuata la persona che si trovava in casa di Mario o nei pressi della casa di Mario quando lui è morto, e che è entrato nei suoi account, il cosiddetto ‘smartphone 2’. Non posso dire il nome ma è una persona di cui abbiamo sempre sospettato”.
La donna ha poi aggiunto: “Molte cose emerse in queste ore erano già state scoperte nella relazione del 2014 ma non sono state studiate. Ci sono cose che devono essere valutate principalmente dalla procura, e devono mettere in pratica ciò che da anni stiamo urlando, ovvero, che Mario è stato ucciso, il suo corpo è stato spostato, è impossibile che si sia ucciso su quella libreria, cose che dovevano essere investigate sin dall’inizio”.
Nel 2014, infatti, la procura realizzò, attraverso l’ausilio di un perito, una relazione informatica basata su quanto emerso dal computer di Mario, su cui si trovavano anche i backup delle chat di Whatsapp.
Già all’epoca era stata segnalata, nel documento, la presenza di più dispositivi connessi al Wi-Fi dell’appartamento in cui Mario risiedeva con la moglie. La porta di casa, inoltre, non era forzata, segno che chi è entrato nell’appartamento aveva con sé le chiavi. Come è possibile che nessuno abbia fatto emergere questi dati importantissimi?
Il team di esperti, dopo aver scoperto le attività informatiche del giorno della morte di Biondo connesse ai suoi account social network, e dopo aver, inoltre, notato la presenza di dispositivi differenti da quello della vittima che controllavano sia i messaggi che i contenuti del suo cellulare e del suo computer, ha reso oramai come palesi tutta una serie di incongruenze nelle conclusioni a cui i pm erano giunti, ossia che Biondo non utilizzasse i suoi social dal 2011. Sembra, infatti, che Mario fosse spiato già prima della morte, come se qualcuno volesse monitorarlo prima di eliminarlo in quanto troppo “scomodo”.
Un altro mistero riguarda la sua carta di credito: se all’ipotetica ora del decesso il 30enne palermitano si trovava presso la sua abitazione connesso alla rete Wi-Fi, come è possibile che, a un km di distanza, stesse contemporaneamente, alla stessa identica ora, pagando con la sua carta di credito, poi sparita, ad un bar?
Fin dall’inizio di questa tragedia i dubbi sorti sono stati tantissimi. Perché le autorità spagnole non hanno indagato nonostante ci fossero palesi incongruenze con le dinamiche di un possibile suicidio? Perché la moglie, la conduttrice televisiva Raquel Sanchez Silva, ha rilasciato assieme alle persone vicine a lei dichiarazioni contraddittorie, fuorvianti e tese a screditare il defunto marito, rifiutandosi, fra l’altro, di collaborare con la famiglia nelle indagini?
Questi importantissimi quesiti potrebbero, finalmente, trovare una risposta. Secondo la madre, infatti, il motivo per cui Mario sarebbe stato assassinato è perché sarebbe venuto a conoscenza di informazioni troppo sensibili, scomode:
“Sono convinta che lui abbia scoperto qualcosa, i suoi account erano stati controllati giorni prima, forse qualcuno gli ha detto qualcosa e da lì è partita la decisione di farlo fuori”.
Dalle ultime ricerche che Mario ha effettuato online prima di morire molte sarebbero collegate ad una ricerca di un ipotetico film a luci rosse della moglie, noto personaggio televisivo in Spagna.
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