L’escalation delle azioni offensive e violente tra Israele e Palestina che, a causa delle possibili implicazioni, tiene con il fiato sospeso il globo intero ha avuto avvio con l’attacco alla Spianata delle Moschee durante l’avvio dell’ultima settimana del mese del Ramadan. Una parola che è decisamente usuale nel significante, eppure un po’ oscura nel significato e nelle sue espressioni tipiche.
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Il Ramadan è il nono mese lunare del calendario islamico ed è interamente dedicato a un digiuno rituale. Si commemora la prima rivelazione del Corano a Maometto. Il digiuno è uno dei cinque pilastri dell’islam, ovvero fa parte di quei cinque precetti necessari che un buon islamico deve osservare in quanto credente. Dal digiuno rituale sono esclusi però coloro che non sono fisicamente adatti ad affrontare un mese di digiuno diurno: ne sono esentati coloro che sono in età avanzata, le donne gravide o con il ciclo mestruale, le donne che allattano, i diabetici e tutti coloro che hanno malattie incompatibili con il digiuno.
Il digiuno, letteralmente lo swam, segni, qualora non rispettato, l‘esclusione dalla religione islamica. Chiunque sia impossibilitato fisicamente a seguire il digiuno deve compensare con opere di carità.
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Il digiuno, che i musulmani osservano dall’alba al tramonto, suḥūr e ifṭār sono i nomi rispettivamente del pasto prima dell’alba e di quello dopo il tramonto, è la rinuncia volontaria a bevande, cibo e atti violenti e pratiche sessuali. Infatti è un rito di purificazione che non deve essere vanificato da qualunque azione, considerata peccaminosa, ma deve essere esaltato con opere di carità e letture che nutrono l’anima.
La grande varietà culturale dei musulmani nel mondo rende pressoché impossibile descrivere un tipico suḥūr o ifṭār. L’unica cosa condivisa è il modo d’interrompere il digiuno: pare infatti che prima dell’iftar si mangi un dattero per emulare le azioni si creda abbia commesso il profeta.
“Chi digiuna ha due motivi di cui rallegrarsi: si rallegra quando lo rompe, e si rallegrerà del digiuno fatto quando incontrerà il suo Signore”. La fine del mese del digiuno è importante tanto quanto il digiuno stesso ed è una festa a se stante denominata‘īd al-fiṭr’ e cade il primo giorno di decimo mese lunare, ovvero e dunque il 1° di Shawwal.
Si iniziano le celebrazioni con una particolare preghiera, detta Salat al-Fajr, che precede il ritorno alla convivialità e alla permissione di consumare cibo nelle ore diurne. Le famiglie si riuniscono a pranzo per consumare il dolce tipico della tradizione, il Maamoul, una frolla farcita di datteri e frutta secca.
Non solo i componenti vivi della famiglia, la festa è dedicata anche al ricongiungimento dei cari defunti. La festività religiosa impone i suoi ritmi anche alla vita quotidiana: chiuse scuole, uffici e qualunque attività non necessaria.
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