La campagna End Blasphemy Laws ha generato clamore con delle bestemmie nei cartelloni della metro londinese in Italiano.
La blasfemia è uno dei peccato peggiori che qualsiasi religioso possa commettere nei confronti della propria fede e della propria divinità. Chi è credente, dunque, ritiene la blasfemia un comportamento errato e offensivo nei confronti di ciò in cui crede. Tale sensibilità religiosa è tutelata dalle leggi di tutto il mondo, anche in Italia la bestemmia pubblica può essere punita con un ammenda pecuniaria che va dai 51 ai 309 euro.
Questo perché secondo il nostro codice legislativo, la nostra libertà termina laddove lede quella degli altri o è strumento di offesa nei confronti dei pensieri e delle credenze altrui. Fino al 1999 in Italia la bestemmia era considerata un reato penale in base all’articolo 724 del codice penale. Con il decreto legge 55/1999 (del dicembre di quell’anno) il reato è stato depenalizzato, ma può essere ancora punito con una sanzione amministrativa. Non bestemmiare in pubblico è dunque un comportamento civile e rispettoso, ma almeno in Italia non è considerato più come un reato da codice penale.
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End Blasphemy Laws: le bestemmie per sensibilizzare contro la pena di morte
Tuttavia ci sono Paesi in cui la bestemmia non è solamente punita per legge come reato penale (e dunque con il carcere), ma porta addirittura alla condanna a morte. La campagna End Blasphemy Laws, si prefigge il compito di sensibilizzare l’opinione pubblica su queste leggi contro la blasfemia che comportano la pena capitale in 8 Paesi nel mondo. I creatori della campagna sostengono che punire le bestemmie come reato sia una limitazione della libertà di espressione sancita dalle costituzioni di tutto il mondo, nonché la violazione di questo diritto inalienabile dell’essere umano (qui il sito).
Al fine di attirare l’attenzione dei cittadini londinesi su questa loro battaglia, hanno affisso nella metro di Londra dei cartelli contenenti delle bestemmie. Uno di questi, con una bestemmia in italiano è stato riportato qui da noi dalla pagina Instagram ‘La setta dei poeti estinti’. Nel post l’immagine blasfema è stata commentata in questo modo: “Poesia (in)volontaria in quel dell’Underground londinese”.